"La crisi è stata causata da una moneta fatta male e non ne usciremo finché le decisioni verranno prese da persone non elette da noi, come Draghi, Herman Van Rompuy o la Merkel".
Loretta Napoleoni, economista di fama mondiale, sceglie Affaritaliani.it per lanciare il suo nuovo libro. Come uscire da questa crisi allora? "Investendo nelle Pmi, nel commercio con l'Oriente, nel nostro Sud, che è come la Germania dell'Est dopo la riunificazione. Il problema è che per fare questo servono soldi". E l'Italia non può stamparne.
Dovremmo uscire dall'euro? "E' un'ipotesi. O più semplicemente dovremmo allearci con gli altri Paesi periferici e fare un euro a due velocità". E a chi afferma che il problema dell'Italia è il debito risponde: "Il problema è la crescita. Anche se noi azzerassimo il debito, l'economia come riprenderebbe? Che cosa venderemmo all'estero?".
Nel suo libro, "Democrazia Vendesi", lei si chiede se in momenti di crisi ci si possa ancora permettere la democrazia. Che cosa intende?
"La democrazia ce la dovremmo permettere sempre, in qualsiasi situazione. Nel mio libro spiego che all'interno di una situazione di emergenze che è diventata la normalità, perché sono tre anni che va avanti, la democrazia non funziona più perché decisioni importanti non vengono prese dai parlamenti, ma da istituzioni che non sono elette da nessuno".
Ad esempio?
"La Banca Centrale Europea o i rappresentati politici dell'Unione. Ad esempio Herman Van Rompuy, nominato, non eletto, durante la crisi del novembre 2011 ci ha detto che non dovevamo andare alle elezioni, ma risolvere il problema in un altro modo. Oppure la signora Merkel, che non è stata eletta da noi, ma dai tedeschi, di fatto decide parte della nostra politica".
Perché i politici nostrani non si fanno sentire?
"Nessun politico si può ribellare. In Grecia quando ci hanno provato sono state sbarrate tutte le possibilità di fare un referendum. Alla fine quello che succede è che il politico europeo, specie se della periferia, è al 100% un dipendente di Bruxelles. Nessuno ha il coraggio di dire: noi non vogliamo adottare queste politiche. Nessuno dice: questa è una situazione creata da una moneta fatta male e noi siamo le vittime".
E perché nessuno lo dice?
"Bruxelles fino ad oggi ha mandato una valanga di soldi in questo Paese e i politici li hanno gestiti, ma male. Ora temono che questa valanga di soldi non arrivi più".
L'instaurazione in Italia di un governo tecnico come quello di Monti come si inserisce in questo disegno?
"Il governo tecnico di Monti è stato suggerito da Bruxelles agli italiani. Lo stesso è successo in Grecia. Non si creda che il governo tecnico in Italia sia stato voluto dagli italiani".
Voluto da Bruxelles quindi, ma Bruxelles siamo tutti noi. Italiani, francesi, tedeschi…
"L'unione europea è la Germania. L'Ue si è presa la responsabilità di guidare l'Europa attraverso la crisi seguendo una logica a favore di Berlino. E Angela Merkel non è certo stata eletta dagli europei".
Nel suo libro scrive che un mito da sfatare è che in momenti di crisi i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Come mai?
"C'è una grossa sperequazione tra i redditi che si è verificata in tutto l'Occidente negli ultimi trent'anni. Questo ha portato la democrazia ad indebolirsi. E' chiaro che una democrazia che discrimina a favore dei più abbienti contro i poveri non è una vera democrazia. Uno dei modi per riprendersi la democrazia è quello di riequilibrare questa sperequazione dei redditi".
In quel modo?
"Può avvenire attraverso una manovra fiscale, oppure attraverso delle agevolazioni che devono essere fatte per la media e piccola industria che in tutti questi anni è stata discriminata nei confronti della grande industria. Serve una nuova politica economica che tenga conto di queste realtà. Ad esempio dovremmo guardare al Sud, invece che al nord. Dovremmo fare come la Germania che ha creato una superpotenza economica investendo nella Germania dell'Est, che era il loro sud".
Su cosa si dovrebbe investire?
"Dovremmo guardare alle grandi potenzialità del Sud. Investire nell'agricoltura, nel commercio con il Medio Oriente. Eravamo il ponte con queste realtà. Nel 1800 con il Regno delle due Sicilie eravamo una potenza marittima. Per fare tutto questo servono i soldi, ma noi non li possiamo stampare".
Nel suo libro precedente lei ventilava l'ipotesi di uscire dall'euro per stampare moneta e svalutare la lira. E' ancora possibile?
"L'Italia può uscire dall'euro e lo può fare anche in un modo poco traumatico. Ad esempio potrebbe organizzarsi con gli altri Paesi della periferia e fare una Europa a due velocità. Ma non è questa la politica ufficiale dell'Italia e di qualsiasi schieramento politico che è in Parlamento. O noi usciamo dall'euro oppure l'anno prossimo avremo un un Pil in contrazione al 4% invece che del 2,6% con un debito sempre più grande. Dobbiamo prendere delle decisioni: o uscire dall'euro oppure adottarne uno a due velocità".
Alcun analisti hanno guardato all'Argentina come modello di Stato che si è slegato dal peso del debito pubblico ed è tornato a crescere. Ultimamente però le cose non stanno andando molto bene a Buenos Aires. Per l'Italia lei che cosa consiglia?
"Il debito pubblico non è il problema più importante. Le nuove politiche di Bruxelles già sono per la cancellazione del debito. Alla fine la Grecia pagherà una frazione di quello che doveva. E gli Stati Uniti sono in questa stessa situazione, hanno un debito enorme. Ma è impossibile rincorrere gli interessi sul debito perché aumentano secondo una progressione geometrica, mentre l'economia cresce in maniera lineare. Perciò l'Italia dovrebbe già iniziare adesso a negoziare un abbattimento del debito. Ma ci vogliono i politici giusti".
Se non è il debito, qual è il vero problema del nostro Paese allora?
"Il vero problema è la crescita. Anche se noi domani azzerassimo il debito, l'economia come riprenderebbe? Che cosa venderemmo all'estero? Cosa produrremmo? Abbiamo una moneta che è più forte del dollaro, ma la nostra economia è molto più debole di quella statunitense".
Fonte: Affari Italiani
Democrazia fascismo e comunismo . Dove sta la differenza
RispondiElimina(Il Fascismo e il Comunismo sono Dittature)
(La Democrazia racchiude in sé tutte e due le dittature)
I camaleonti per conservare il loro stato sociale Cambiano colore
Sfruttando l’ignoranza con false promesse riescono ad ottenere il consenso di gran parte del Popolo beota .
I tempi si evolvono e L’Ignoranza Troneggia ancora
Il periodo Fascista nacque per la stragrande ignoranza del popolo analfabeta
Idem il Comunismo.
Nel dopo guerra abbiamo lottato per abbattere l’ignoranza Riponendo la speranza nelle Generazioni Future.
Pur troppo come i pappagalli Recitano quotidianamente quello che hanno appreso negli studi
Senza avere capito che gran parte di ciò che hanno studiato non corrisponde al vero
Vi siete mai chiesti chi scrive i fatti Storici ? e chi li approva? Nella stragrande maggioranza mi sentirei di dire no.
La casta dominante (Come i CAMALEONTI) si è sempre rinnovata per poter primeggiare su chi Governa
Sfruttando L’avidità come arma sono sempre riusciti ad assoggettare la classe politica a/i loro voleri
I Giovani se usassero il loro cervello filtrando i fatti della vita quotidiana e lasciando le ideologie
Ha chi le decanta per offuscare le menti (dei pigri ) arriverebbero a capire che
Non c’è nessuna differenza fra ( Democrazia fascismo e Comunismo)
Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia
il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.
La differenza ci sarà quando il credo delle forze Politiche
Si completerà fondendosi a formare un solo credo ( EGUAGLIANZA SOCIALE)
VITTORIO
Divide et impera, con una abbondante dose di disinformazione...ed eccoci qui.
EliminaGrazie Vittorio