sabato 30 aprile 2011

Libia e Democrazia

L'esportazione della democrazia è da qualche anno diventato un "must" dei paesi occidentali.Gli Stati Uniti hanno fatto di questa pratica un vero e proprio format.E Afghanistan e Iraq stanno lì a testimoniare quanto sia efficace tale pratica...

Il presupposto di base,che muove tutta la macchina Nato in questi casi,è che il Paese oggetto della "cura" sia sprovvisto di Democrazia.E chi certifica tale "mancanza" sono Nazioni che si autodefiniscono democratiche, ergendosi a giudici di ultima istanza nella sua valutazione.
A questo punto mi viene lo sfizio,un pò provocatorio e un pò no,di andare a verificare se chi "esporta democrazia" ne è davvero provvisto;e se chi deve "forzatamente importarla" è così carente come l'esportatore sostiene.

Per farlo dobbiamo scomodare un signore nato a Ginevra,città dove hanno sede molti uffici delle Nazioni Unite.Questo signore,di nome Jean Jacques Rousseau,è uno dei padri della Democrazia,ed il suo pensiero ha in larga parte concorso a definire il concetto e le caratteristiche della Democrazia e dello Stato democratico moderno.

venerdì 29 aprile 2011

Polizia Europea:un altro pezzo di sovranità se n'è andata.


Praticamente non ne ha parlato nessuno. Praticamente la ratifica di Camera e Senato è avvenuta all’unanimità. Praticamente stiamo per finire nelle mani di una superpolizia dai poteri pressoché illimitati. Che sulla carta è europea, ma che nei fatti è sotto la supervisione statunitense. Tanto è vero che la sede centrale si trova a Vicenza, la stessa città dove c’è il famigerato Camp Ederle delle truppe USA.

Di Alessio Mannino


Alzi la mano chi sa cos’è il trattato di Velsen. Domanda retorica: nessuno. Eppure in questa piccola città olandese è stato posto in calce un tassello decisivo nel mosaico del nuovo ordine europeo e mondiale. Una tappa del processo di smantellamento della sovranità nazionale, portato avanti di nascosto, nel silenzio tipico dei ladri e delle canaglie. 

giovedì 28 aprile 2011

E se facessimo come la Libia?

In un articolo su  La Repubblica Palermo veniamo a conoscenza del fatto che si cerca petrolio davanti alle coste siciliane.Lo scandalo non è tanto che piazzino piattaforme petrolifere nel Mediterraneo. Non è tanto che le piazzino, ad esempio su una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino: il regno di Empedocle, l'Etna marino, il gigante sommerso che fa ancora tremare i fondali.

Non è tanto che, malgrado le promesse sul Canale di Sicilia della pseudoministra Prestigiacomo,sarebbero più di cento i permessi di ricerca di idrocarburi richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Alcuni concessi a un tiro di schioppo da sabbie dorate e banchi corallini.

Il vero scandalo sono le irrisorie royalties che chiede lo Stato italiano a chi trivella nel nostro territorio. Roba che neanche i più affamati e oppressi staterelli dell'Africa nera: appena il 4%.


Uno dei motivi della guerra alla Libia, cosa su cui ho pochi dubbi, sono le royalties principesche che pretende lo Stato libico dalle compagnie straniere(leggasi qui). L'85% non è poco, immaginate voi come piangono per la rapina. Ma anche Russia e Norvegia non scherzano, con l'80%, e il Canada con il 50. Ma si sa, "da noi è diverso", noi siamo destinati a stare ginocchioni col cappello in mano davanti a chiunque. Riporta ancora l'articolo:
A pagina 7 del rapporto annuale della Cygam (società petrolifera con interessi nell'Adriatico) si parla del nostro paese come il "migliore per l'estrazione di petrolio off-shore", sottolineando la totale "assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti".
Col Canale di Sicilia, ammesso che accettiamo il rischio delle trivelle, potremmo estinguere il 25% del debito pubblico italiano. Invece no, invece sempre cornuti e mazziati.
Ma forse è solo una saggia precauzione. Sia mai che, se osassimo chiedere di più, a qualcuno venga in mente di bombardarci.Anzi: potremmo bombardarci da soli, basta accendere i motori ad Aviano.

Putin: "Chi si è preso il diritto di uccidere Gheddafi?"


Vladimir Putin non è precisamente quello che definiresti un epigono di Tocqueville, di Rousseu piuttosto che di Montesquieu. Il suo rapporto con la democrazia non è mai stato troppo intenso, e di certo la sua formazione e la sua carriera non avrebbero potuto di certo favorirlo quel rapporto.

Però la sua storia di alto burocrate del Kgb lo ha abituato ad essere diffidente rispetto alle strategie geopolitiche occidentali. Soprattutto, non ha mai dovuto servire gli interessi economici che ispirano la Nato. E men che meno deve farlo adesso; ragion per cui può permettersi di non avere peli sulla lingua,e prendere posizione sul caso libico in maniera molto netta. Ed essere anche sarcastico.Molto sarcastico.


A chi gli ha fatto notare che la Libia è sorretta da un regime, Putin, in visita in Danimarca, risponde così: "Allora si dovrebbero bombardare tutti i regimi fasulli del mondo?’. ‘Gheddafi ha inventato una nuova monarchia. Come Napoleone che è giunto al potere dopo una rivoluzione e che si è proclamato imperatore (…) Sì, è una monarchia alla sua fine, fasulla, losca, anormale, tutto quello che volete, ma è cosi. ‘Le contraddizioni interne si sono trasformate in un conflitto armato. Perché si doveva intervenire in questo conflitto? Non ci sono altri regimi fasulli nel mondo? Interverremo allora in tutti i conflitti interni? Bombarderemo tutti quei paesi?’.

Smaltimento scorie all'italiana (Repubblica,Fatto Quotidiano,"informazione libera",dove siete?)

Spesso mi trovo a discutere con amici della libertà di informazione in Italia. E quasi sempre mi trovo davanti a divisioni e dibattimenti tra chi "crede" alla stampa anti-berlusconiana, chi in quella del Cavaliere e chi vagheggia di testate giornalistiche "terze" ed indipendenti.
Io non mi schiero con nessuna delle tre posizioni:i principali massmedia,i cosiddetti "mainstream" sono tutti rispondenti alle necessità di  gruppi di potere diversi. Ma che in definitiva non si pestano mai i piedi.



Fin quando c'è da cianciare su beghe minori, e di scarsa rilevanza per le esigenze reali della gente, i decibel sono altissimi. Quando invece c’è da rendere un servizio pubblico, come per esempio far sapere agli italiani che lo smaltimento delle scorie radioattive delle centrali nucleari dismesse sono state affidate dal governo Berlusconi alla ‘ndrangheta, stanno zitti.

mercoledì 27 aprile 2011

L'Italia alla corte di Francia

Il vertice italo-francese che si è tenuto ieri,ha segnato un nuovo minimo storico nel scala della dignità del nostro Paese.
Nel momento in cui si riunivano Berlusconi e Sarkozyuna multinazionale francese lanciava una Opa ostile sulla Parmalat per impossessarsene. La Francia ha recentemente assorbito Bulgari ed è in caccia dei nostri gioielli. Chissà se acquisterà da Marchionne la nostra Ferrari, la Maserati... Su questo punto il maligno Sarkozy ha persino schernito Berlusconi quando ha lodato l'Italia per le sue piccole e medie industrie. Come dire: noi siamo più grossi e non tarderemo ad inghiottirvi! Poi la soddisfazione del francese era alle stelle,e trapelava financo dalle sue grandi orecchie da topone sulla questione libica,nella quale l'Italia, facendo l'ennesima giravolta, dovrà partecipare con bombardamenti "mascherati" da precise operazioni chirurgiche all'uranio impoverito fornito dagli USA. Non solo la Francia, in segreto accordo con gli USA e Gran Bretagna, ha organizzato il golpe e poi l'intervento in Libia per sottrarla alla enorme influenza italiana,per poi rapinarla dei suoi fondi sovrani e delle riserve auree di 150 mila tonnellate di oro(lo Stato libico è ricchissimo di soldi e di oro e di opere pubbliche realizzate ma ora distrutte); ma ci costringe a partecipare all'assalto, magari per poi lasciarci a bocca asciutta.


La "distrazione" della ragione

Si dice che "il sonno della ragione genera mostri"(Goya docet). E' altrettanto plausibile che l'ozio della ragione generi immobilità nel progresso. E' certo che la distrazione della ragione e del pensiero permettano a chi ha il Potere di conservarlo, e di fare di esso ciò che vuole.
Non c'è niente di più pericoloso di una testa che pensa. E per evitare che succeda bisogna fare in modo che non ci si fermi troppo tempo su una notizia importante.


Nel corso dell’ultimo mese è accaduto praticamente di tutto, dalla tragedia di Fukushima alla guerra imperialista in terra di Libia, passando attraverso l’efferato assassinio di Vittorio Arrigoni, gli sbarchi di massa dei profughi tunisini ed il continuo acuirsi della crisi economica di cui non s’intravvede la fine, probabilmente perché connaturata nel decesso definitivo del modello di sviluppo al quale siamo aggrappati. Solo per citare gli avvenimenti più eclatanti fra quelli che meritano attenzione...

lunedì 25 aprile 2011

Peggio il rischio Fukushima o il rischio terrorismo?

Il consiglio: se cercano di spaventarti, ridi! Ma quando provano a tranquillizzarti… fuggi!



Cosa distingue nel ventunesimo secolo una vera catastrofe nucleare da una ipotetica minaccia del terrorismo? Che della prima è vietato preoccuparsi, mentre della seconda è obbligatorio rabbrividire.
Ma insomma, i governanti e i media vogliono spaventarci o tranquillizzarci? Che si decidano una buona volta! Perché usano due pesi e due misure a seconda della classe di pericoli che ci minaccerebbero?
Il disastro nucleare in Giappone ci ha innanzitutto confermato una cosa che sapevamo già: i governi mentono più o meno sempre, e quando per caso non mentono è solo perché hanno deciso che la verità è loro utile oppure perché mentire non è più un’opzione.

Adesso tutto ciò è anche grottescamente ufficiale, poiché il democratico governo giapponese avrebbe dichiarato illegale la diffusione di notizie sul disastro di Fukushima che non siano in linea con la versione ufficiale.

mercoledì 13 aprile 2011

Usura di Stato. C’è anche chi muore di Equitalia.

La crudeltà,la spietatezza,l'arroganza,il malaffare si possono coniugare in parecchi modi.Uno di quelli più odiosi è rappresentato dalla celebre espressione:essere debole con i forti,e forte con i deboli.
L'Italia è forse il Paese con la più alta percentuale di evasione fiscale al mondo.Ed è anche la nazione che è riuscita nell'ardua impresa di mettere appunto la più iniqua manovra di rientro dei capitali portati all'estero,evadendo appunto il Fisco:il famigerato scudo fiscale.E mai locuzione verbale fu più appropriata!Rientro dei capitali nel più assoluto anonimato,con un ridicolo omaggio del 5% al fisco ed il salvacondotto legale,valgono uno scudo,una corazza ed un manipolo di fanti a protezione.E questo è l'essere debole con i forti...

Così,mentre il Fisco si ingegna per "invogliare" i capitani coraggiosi della nostra economia a riportare nel Belpaese il maltolto,un altro ente spulcia le miserie dei cittadini comuni:Equitalia.

Queste sono le sue cifre:più di 7 milioni di fermi amministrativi, quasi 4 milioni di immobili ipotecati, più di un milione di conti correnti sequestrati;in questi ultimi 2 anni più di 1200 di piccole imprese hanno dovuto dichiarare fallimento con la diretta conseguenza dell’annientamento di oltre 8000 posti di lavoro. Milioni di famiglie italiane gettate sul lastrico,un vero dissesto sociale.Il tutto avviene tra cartelle pazze,semafori truccati,debiti irrisolti delle vecchie società di riscossione che vengono riversati sui cittadini (vedi Tributi Italia di Aprilia e Gestline) ipoteche illecitamente applicate, etc etc. Nella stragrande maggioranza dei casi questi provvedimenti vengono attuati senza che i cittadini interessati ne siano informati.
In un periodo di grave crisi economica come quello in cui viviamo è assolutamente impensabile continuare con questa mattanza sociale, attuata da una società pubblica (come EQUITALIA) che applica metodiche mafiso/criminali, tassi da usura, senza porre la benchè minima attenzione alle condizioni personali dei cittadini. E’ un sopruso di Stato.
Intanto da Torino arriva (l’ennesima) storiaccia di mala-Equitalia,e ce la racconta Marco Accostatode La Stampa.

“Le case non si toccano... non si può fare ammalare così la gente”, diceva un anno fa Mauro Bordis, con le lacrime agli occhi, di fronte alle telecamere di Report, durante una puntata-inchiesta su Equitalia. Piccolo artigiano esperto in antichità e restauri, aveva da poco scoperto di avere la casa di Moncalieri ipotecata e i fidi bancari sospesi per una cartella esattoriale da 6 mila euro. Un piccolo debito, una somma non pagata entro la data di scadenza. 
«Non si può fare ammalare così la gente». Parole tragicamente premonitrici: un anno dopo, Bordis non c’è più. E’ morto d’infarto mentre lottava contro le cartelle di Equitalia, travolto dall’angoscia di vedersi non solo ipotecare casa, ma persino bloccare gli strumenti di lavoro per quel debito da qualche migliaio di euro con le tasse. Un paradosso. Un caso fra migliaia, storie di piccoli imprenditori «che non hanno evaso e non intendono evadere il fisco, ma che la crisi ha soltanto messo nelle condizioni di non riuscire a pagare subito i debiti con lo Stato». Bordis è morto d’infarto e la sua storia è diventata l’emblema di una battaglia di giustizia portata avanti dalla moglie Ewa Mayer, ospite domenica sera del Senso della Vita, la trasmissione di Paolo Bonolis su Canale 5. 
«Non è quel debito ad avere ucciso mio marito», sospira la vedova Bordis. «E’ il girone infernale che non t’immagini nel quale siamo precipitati per quel debito da nulla. E con noi, molte altre famiglie. Prima che ne fossimo informati, la banca sapeva già che eravamo “cattivi pagatori”, così ci ha contattato perché restituissimo entro cinque giorni 25 mila euro che ci aveva concesso di fido». Nessuno ti fa più credito, nessuno si fida più, se Equitalia ti «bolla» come pagatore inaffidabile. In poche ore si può mettere in ginocchio una vita, addirittura una famiglia intera, contribuire al fallimento di un’azienda già in difficoltà. Il colpo di grazia. E’ la storia dei Bordis, ma lo sanno bene circa 100 mila famiglie che in Piemonte si ritrovano oggi con una casa sotto ipoteca o con le ganasce fiscali all’auto. Ewa Mayer è una delle persone che - grazie al consigliere regionale Alberto Goffi, Udc - aderirà a una class action nazionale che s’intende lanciare contro Equitalia. Il marito Mauro aveva 58 anni, era artigiano da 38. 
«Ai nostri figli - dice la Mayer - abbiamo sempre insegnato l’onestà. Oggi, vedendo in quale situazione ci siamo trovati, e pensando a quegli evasori di lusso che hanno portato capitali all’estero risolvendo poi tutto con uno scudo fiscale al 5 per cento, non so più che cosa sia meglio insegnare. Se conviene essere onesti oppure furbi». 

Questo è l'essere forte con i deboli...
Sciogliere il dubbio della signora Mayer diventa difficile anche per chi mette l'Etica e la Morale davanti ad ogni cosa...

Peppe

giovedì 7 aprile 2011

Libici poveri ed oppressi?Insomma...

Una delle cose più frustranti quando ti trovi a discutere di quello che sta succedendo in Libia, è la convinzione generale che il Paese del pittoresco Gheddafi sia profondamente povero ed oppresso. Non solo;governato male,con il clan del Rais che arraffa tutto,porta il malloppo all’estero e rende il proprio popolo misero e senza speranza.
Questo è il quadro che tutti tendiamo a farci ascoltando i Tg e leggendo i giornali. Come sapete però,io dei media mi fido come la pecora si fida del lupo che gli dice “stai tranquilla,è tutto a posto,non ti mangio mica!”.
E allora, leggendo qua e là per la rete ho trovato un po’ di dati interessanti.In una nota precedente avevo già illustrato,prendendoli dal Blog “Petrolio” di Debora Billi,i numeri che davano la dimensione del peso del petrolio libico sulla scena mondiale. Oggi invece voglio darvi qualche dato sull’economia libica.

Chi ha paura del fascismo?

Affacciandomi su Facebook ho trovato un link ad un articolo de La Repubblica,che riportava l'indignazione di 3/4 del Parlamento per la richiesta di abolizione del reato di "apologia del fascismo",da parte di un gruppetto di parlamentari.Non è la prima volta che succede,è una storia vecchia come il cucco.In ogni caso,per quello che può valere,vi espongo il mio punto di vista sulla questione.
L'indignazione pressochè generale per la proposta di abolizione del reato di "apologia del fascismo",mi sembra alquanto povera e debole di fondamenta.Le ragioni sono molteplici.

martedì 5 aprile 2011

Obama,yes you "ari-can"(con i soldi dei banchieri)!

Obama,il nuovo-vecchio che avanza-col passo del gambero,ha sciolto la riserva:si ricandida.
Non che avessi dubbi al riguardo,giammai.Quello che impressiona è la cifra del budget che hanno calcolato come necessario per la sua campagna elettorale:1miliardo di dollari!!!

Ma vi rendete conto di quanto sia una cifra del genere?Certo che sì.Ora però interrogatevi su chi metterà a disposizione questa mirabolante,spropositata cifra.
Come sempre saranno le solite "anime pie" dei consigli d'amministrazione delle famose opere caritatevoli che rispondono al nome di:Goldman Sachs,Citygroup,Exxon,Jp Morgan Chase,Monsanto,At&t,Lockhead Martin,Hallyburton etc...

Così ci toccherà ascoltare ancora una volta la sequela infinita di stronzate sul rinnovamento della politica americana;e su quanto noi italiani siamo arretrati al confronto.

Peccato che la tanto annunciata riforma sanitaria sia rimasta un annuncio;che l'economia a stelle e strisce sia ai minimi termini;che la disoccupazione cresca;che stiano ancora a fare la guerra in Afghanistan ed Iraq.

Peccato poi,e qui mi incazzo di brutto,che la promessa di combattere l'anarchia degli speculatori e dei banksters di Wall Street sia stata disattesa nella maniera più vergognosa.

Barack l'abbronzato ha messo ai vertici dei dipartimenti economici gli uomini più fidati...dei banchieri!?!
Già i 700 miliardi regalati alle banche,passando per le tasche dei cittadini,avevano gettato un'ombra sinistra sul personaggio;il proseguio poi ha chiarito bene quali fossero le priorità del "Presidente che viene dal basso"...

Al solito la politica la faranno i soldi,e col miliarduccio che riceverà il Cioccolatino vedremo altri gentili omaggi e servile riverenza al Vero Potere.

A noi,al solito,ci toccherà la trita e ritrita retorica da telerincoglioniti.E,niente niente,il solito scopiazzamento di Veltroni "il kennedyiano"(Dio ce ne liberi)!

Peppe

La catastrofe ed il cazzeggio di Facebook.

A volte mi chiedo se sono strano io o lo è la piccola parte del mondo che conosco.Lo so che Facebook è un luogo virtuale usato dai più per divagarsi,e non ho nulla in contrario.Scherzare,curiosare,condividere i fatti propri può essere un ottimo diversivo agli impegni quotidiani,e su questo "nulla quaestio".
Però ci sono eventi talmenti grandi che un minimo di  attenzione lo richiederebbero.Ed insieme all'attenzione un confronto su quelle che sono le nostre sensazioni e pensieri al riguardo.
Non mi riferisco alla politica.Quella è talmente squallida e di basso livello che mi rendo conto di quanto stomaco e passione ci voglia per interessarsene!
La catastrofe a cui mi riferisco nel titolo della nota è quella del Giappone.Ma non relativamente al dramma dello tsunami e delle sue vittime,no.

La catastrofe è Fukushima.

Catastrofe perchè, a dispetto delle informazioni che vengono fatte filtrare dalla stampa,ci troviamo davanti ad un evento enormemente più grave di Chernobyl.
Quello che non stanno dicendo è che metà Giappone è compromesso.
Che andrebbero spostati qualche decina di milioni di giapponesi.
Che altre 4 centrali sono nelle condizioni di fondere il nocciolo.
Che non c'è nussuna idea al momento su come arrestare la fuoriuscita di radiazioni.
Che metà del globo sarà comunque interessata da una sovraesposizione a radiazioni di iodio 131 e cesio.
Che non si conoscono le conseguenze del riversamento in mare del materiale radioattivo,e della sua propagazione.
Che l'uomo è assolutamente impotente davanti ad incidenti di questo tipo.
Che il mondo è pieno di vecchie centrali nucleari attive,nessuna delle quali immune da incidenti.
Che le conseguenze dei disastri nucleari hanno ricadute millenarie per l'ambiente.
Che un ambiente altamente radioattivo non è un ambiente che consente la vita.

Mi piacerebbe che tra un quiz,un link ed un video musicale tutti lasciassero un pensiero su quello che sta succedendo dall'altra parte del mondo.Perchè se non facciamo sentire la nostra voce,domani potremmo essere noi l'altra parte del mondo...

Peppe

Considerazione del giorno.

Oggi mi sono imbattuto in un paio di cifre che mi hanno fatto pensare.I numeri hanno la grande capacità di incarnare la realtà e la verità delle cose;e sono in grado di rendere l'idea di quanto siano grandi certe cose,e quanto siano piccole altre;di quanto siano forti certe cose e certe persone,e quanto al contrario siano deboli altre cose e persone.

Allora,avete presente il PIL,alias prodotto interno lordo?Sì,quella sigla che indica l'insieme della ricchezza prodotta in una nazione;quel numero che rende l'idea della potenza e della salute di un popolo e del suo sistema.
Il PIL italiano ammonta a 2mila miliardi di euro.Bella cifra eh?Altro che il superenalotto!Ma c'è di meglio...Il PIL statunitense,quello della prima economia mondiale,chiama la bellezza di 14mila miliardi di euro.Una cosa difficile anche da immaginare come ricchezza...

Mettiamo insieme il Pil italiano e quello statunitense:16mila miliardi di euro!

Ora immaginate che 300.000.000 di americani,più 60.000.000 di italiani,complessivamente detengono una ricchezza di 16mila miliardi di euro.E questa ricchezza è amministrata dal potere politico,in delega dei cittadini che lo producono ed alimentano.

Ora,sapete a quanto ammonta la ricchezza della finanza speculativa mondiale?Fate attenzione:650mila miliardi di euro!!!
E sapete quanti sono gli operatori finanziari(chiamiamoli così)che detengono tale ricchezza?All'incircamille...

Adesso chiedetevi quanta di quella ricchezza è fondata sull'economia reale,quella che dà lavoro e sussistenza a persone come me e voi.Rispondo io per voi:pochissima.
Quanto incide però lo spostamento della finanza speculativa sull'economia reale?Tantissimo!

Per concludere vi chiedo:quanta forza pensate possano avere i nostri governanti rispetto a questa immensa ricchezza?
E soprattutto:chi ha più argomenti per farsi "ascoltare" dalla politica,noi(cittadini)o loro(grandi finanzieri)?

Pensateci,
Peppe

Libia: dove si spellavano i gatti

Premessa:
Il mondo è strapieno di regimi antidemocratici, dittatori e tirapiedi vari. La maggior parte di loro sono stati"accompagnati" al potere da noi occidentali,si muovono al nostro servizio e stanno al loro posto. Altri ci sono arrivati da soli,ma si sono "spontaneamente" messi al nostro servizio,e stanno al loro posto.
Altri ancora sono arrivati al potere da soli,ma NON si sono messi al nostro servizio,e da anni si cerca l'occasione per sostituirli come fatto già in altri casi...
Debora Billi ci spiega bene con questo articolo per quale motivo Gheddafi è ormai prossimo alla sostituzione.Alla faccia delle pie anime ingenue che guardano alla situazione umanitaria dei libici.
Peppe



Di Debora Billi

Sovente, e ahinoi ultimamente sempre, si sospetta che dietro una guerra ci sia il petrolio. Ma le guerre non si fanno per prendersi il petrolio” tout court: quasi sempre si può ottenerlo comodamente firmando un accordo e con una stretta di mano. Chi ha il petrolio ha infatti bisogno di venderlo. Certo, l’aumento della domanda e la diminuzione della risorsa hanno condotto a un mercato del venditore, anziché del compratore, ma l’obiettivo di entrambi resta il medesimo.

Il problema quindi non è “prendersi i pozzi”, ma ottenere accordi molto favorevoli. Il che non sempre è possibile, specialmente quando il Paese produttore ha una forte compagnia nazionale oppure delle leggi che non consentono a compagnie straniere di fare il bello e il cattivo tempo. Alcuni esempi? L’Iraq di Saddam, a cui dopo la guerra fu imposta la molto discussa legge per il petrolio, che in pratica toglieva al popolo iracheno la sovranità sul proprio sottosuolo; il Venezuela di Chávez, o la Libia di Gheddafi.


Quest’ultima, attraverso la compagnia nazionale Noc, ha un sistema di accordi diverso da quelli in uso nel resto del mondo. L’accordo Epsa, che molte compagnie stipulano in Libia, non prevede royalties, divisione delle spese operative, tasse: nulla di tutto ciò. Più semplicemente, il governo prende la sua parte dalla produzione lorda. Le compagnie operano a proprie spese, non pagano tasse né diritti, e dividono con la Libia la produzione. Ma non pensate che si tratti di un fifty-fifty, neanche per sogno.

E proprio a fagiolo casca l’Eni, che se ne sta a trivellare in Libia da prima di Gheddafi e che ha sempre rappresentato un po’ la pietra dello scandalo. E forse anche la goccia che ha fatto traboccare il vaso, pensando agli eventi odierni. Per capire com’è andata questa questione in Libia ci viene in aiuto Wikileaks, con alcuni documenti classificati.

17-06-2008: “Esteso l’accordo per gas e petrolio con l’Eni, le altre compagnie si preoccupano che i termini dell’accordo stabiliscano uno sfavorevole precedente”. Forse lo ricorderete, se ne parlò molto: succede, nel 2008, che la Libia estende per altri 25 anni i diritti di sfruttamento Eni. “Con il nuovo contratto, Epsa IV, l’Eni riduce la sua percentuale di produzione al 12% per il petrolio (dal precedente 35-50%) e al 40% per il gas”. Continua il cablo Wikileaks: “L’impatto potenziale di questo accordo Eni è significativo. Osservatori locali si aspettano che il successo della Noc nell’assicurarsi termini così favorevoli la convincerà a rinegoziare i contratti esistenti con le altre compagnie internazionali. Il succo è: lamentano che l’Eni operi in Libia per un tozzo di pane. Facendo concorrenza alle altre compagnie che saranno costrette anch’esse, dalla potente compagnia libica, a lavorare con compensi da cinesi.

E infatti, ecco che la Noc prende per il collo anche le altre compagnie.
 23-07-2008: Con il nuovo accordo, lo share di produzione per il consorzio europeo (quello che sviluppa il bacino di Marzuq, ndr) sarà ridotto dal 25% al 13%. Repsol, Omv, Total e Saga Petroleum hanno seguito altri maggiori attori in Libia nel cedere alle pressioni Noc verso il nuovo accordo Epsa IV, che prevede significative riduzioni di share per le compagnie internazionali. E se qualcuno dubita, ecco pronto un cablo in cui ci si lamenta proprio della della rigidità della Noc, e specialmente della gestione autocratica del responsabile Shukri Ghanem. Il quale, appena lo scorso anno, ha annunciato di voler estendere il fatidico accordo Epsa IV anche alle compagnie che finora hanno goduto di concessioni tradizionali. “Ci sono molti modi dispellare un gatto, ha osservato.

Più che gli accordi-capestro, allora, è questa metafora che non deve essere proprio andata giù alle compagnie internazionali. Con le conseguenze del caso.