L'esportazione della democrazia è da qualche anno diventato un "must" dei paesi occidentali.Gli Stati Uniti hanno fatto di questa pratica un vero e proprio format.E Afghanistan e Iraq stanno lì a testimoniare quanto sia efficace tale pratica...
Il presupposto di base,che muove tutta la macchina Nato in questi casi,è che il Paese oggetto della "cura" sia sprovvisto di Democrazia.E chi certifica tale "mancanza" sono Nazioni che si autodefiniscono democratiche, ergendosi a giudici di ultima istanza nella sua valutazione.
A questo punto mi viene lo sfizio,un pò provocatorio e un pò no,di andare a verificare se chi "esporta democrazia" ne è davvero provvisto;e se chi deve "forzatamente importarla" è così carente come l'esportatore sostiene.
Per farlo dobbiamo scomodare un signore nato a Ginevra,città dove hanno sede molti uffici delle Nazioni Unite.Questo signore,di nome Jean Jacques Rousseau,è uno dei padri della Democrazia,ed il suo pensiero ha in larga parte concorso a definire il concetto e le caratteristiche della Democrazia e dello Stato democratico moderno.
Rousseau,nel suo fondamentale "Contratto sociale" ha individuato quattro punti affinché un paese possa essere identificato come una democrazia.
1. Lo Stato: più grande è il Paese, tanto meno potrà essere democratico. Secondo Rousseau, lo Stato deve essere estremamente piccolo in modo che le persone possono incontrarsi e conoscersi. Prima di chiedere alla gente di votare, si deve garantire che tutti conoscano tutti, altrimenti il voto sarà un atto senza alcuna base democratica, un simulacro della democrazia per eleggere un dittatore.
Lo stato libico si basa su un sistema di alleanze tribali che, per definizione, raggruppano insieme persone in piccole entità. Lo spirito democratico è molto più presente in una tribù, in un villaggio che in un grande paese, semplicemente perché le persone si conoscono, condividono un comune ritmo di vita che comporta una sorta di auto-regolamentazione o addirittura auto-censura, in quanto la reazioni e le contro-reazioni di altri membri provocano ripercussioni sul gruppo.
Da questa prospettiva, sembrerebbe che la Libia si adatti meglio alle condizioni poste da Rousseau rispetto agli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna; tutte società altamente urbanizzate dove la maggior parte dei vicini di casa non si dicono nemmeno ciao e quindi non si conoscono, anche se hanno vissuto fianco a fianco per 20 anni. Questi Paesi sono passati direttamente alla fase successiva, ‘il voto’, che è stato abilmente santificato per offuscare il fatto che votare sul futuro del Paese è inutile se l’elettore non conosce gli altri cittadini e spingendo ciò ai limiti del ridicolo con il diritto di voto dato alle persone che vivono all’estero. Comunicare l’un l’altro è una precondizione per ogni dibattito democratico prima di un’elezione.
2. La semplicità nelle abitudini e nei modelli di comportamento sono inoltre essenziali se si vuole evitare di spendere la maggior parte del tempo a discutere procedure legali e giudiziarie al fine di far fronte alla moltitudine di conflitti di interesse inevitabili in una società grande e complessa. I Paesi occidentali si definiscono nazioni civili con una struttura sociale più complessa mentre la Libia è descritta come un paese primitivo con un semplice insieme di costumi. Questo aspetto indica anche che la Libia risponde meglio ai criteri democratici di Rousseau di tutti coloro che cercano di dare lezioni di democrazia. I conflitti nelle società complesse sono frequentemente vinti da chi ha più potere, motivo per cui i ricchi riescono a evitare la prigione, in quanto possono permettersi di assumere i migliori avvocati. Nella città di New York, per esempio, dove il 75 per cento della popolazione è bianca, l’80 per cento dei posti di direzione sono occupati da bianchi che rappresentano solo il 20 per cento delle persone incarcerate.
3. Parità di status e di ricchezza: uno sguardo alla lista 2010 di Forbes mostra chi sono le persone più ricche in ciascuno dei paesi che attualmente stanno bombardando la Libia e la differenza tra loro e quelli che guadagnano i salari più bassi in quelle nazioni; se si fa lo stesso per la Libia,questo rivelerà che in termini di distribuzione della ricchezza, la nazione di Gheddafi ha molto di più da insegnare a coloro che ora la combattono, e non il contrario. Quindi anche qui, utilizzando i criteri di Rousseau, la Libia è più democratica delle nazioni che pomposamente fingono di esportare la democrazia. Negli Stati Uniti, il 5 per cento della popolazione possiede il 60 per cento della ricchezza nazionale, il che rende la società più ineguale e squilibrata nel mondo.
4. Niente lussi: secondo Rousseau non ci può essere alcun lusso se ci deve essere la democrazia. Il lusso, dice, fa della ricchezza una necessità che diventa poi una virtù in sé, essa e non più il benessere del popolo diventa l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi; “il lusso corrompe sia i ricchi che i poveri, i primi attraverso il possesso e i secondi per l’invidia, rende la nazione morbida e preda di vanità, distanzia il popolo dallo Stato e lo schiavizza, rendendo la gente “schiavi di opinione”.
C’è più lusso in Francia che in Libia? Le relazioni sui lavoratori dipendenti che si suicidano a causa di stressanti condizioni di lavoro anche in società pubbliche o semi-pubbliche(si vedano i casi dei dipendenti Telecom France), tutto in nome della massimizzazione del profitto per una minoranza e il loro mantenimento nel lusso, accade in Occidente, non certo in Libia.
Il sociologo americano C. Wright Mills scrisse nel 1956 che la democrazia americana è stata una ‘dittatura della élite'. Secondo Mills, gli Stati Uniti non rappresentano una democrazia perché è il denaro che parla durante le elezioni e non il popolo. I risultati di ogni elezione sono l’espressione della voce dei soldi e non della voce del popolo. Dopo Bush junior e Bush senior già si sta parlando di un più giovane Bush per le primarie repubblicane del 2012. Inoltre, come Max Weber ha sottolineato, dal momento che il potere politico dipende dalla burocrazia, gli USA hanno 43 milioni di burocrati e di personale militare che effettivamente governano il paese, ma senza essere eletti e senza essere responsabili verso il popolo per le loro azioni. Una persona (un ricco) viene eletto, ma il potere reale sta con la casta dei ricchi, che quindi ottengono le nomine di ambasciatori, generali, ecc.
Rousseau sostiene che le guerre civili, le rivolte e le ribellioni siano gli ingredienti dell’inizio della democrazia. Perché la democrazia non è un fine, ma un processo permanente della riaffermazione dei diritti naturali degli esseri umani che nei paesi di tutto il mondo (senza eccezioni) sono calpestati da un pugno di uomini e donne che hanno dirottato il potere del popolo per perpetuare la loro supremazia. Ci sono qua e là gruppi di persone che hanno usurpato il termine ‘democrazia’, che invece di essere un ideale da perseguire è diventata un’etichetta da assegnare o uno slogan che viene utilizzato da persone che possono gridare più forte di altri.
Per la verità Rousseau ha sostenuto che "non c'è mai stata una vera democrazia e mai ci sarà".Semmai è un'aspirazione verso la quale una società deve tendere,in un processo di revisione e tensione continua.Di certo non è qualcosa che si cala dall'alto,ma il frutto genuino di una comunità in movimento.
Il principio di autodeterminazione dei popoli è una conditio sine qua non dell'affermazione della democrazia.Senza di esso si altera il processo democratico e lo si devia in qualcos'altro.La democrazia non è esportabile:è una conquista.
Chi dice che sta bombardando ed uccidendo uomini per il bene dei libici sta dicendo una fesseria enorme.E lo fa sapendo di mentire.Spudoratamente.
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