venerdì 30 gennaio 2015

Il petrolio (ed il prezzo) in mano alle banche

Ben Bernanke (ex governatore della Federal Reserve) ebbe a dire: “Non possono essere le banche nazionali a risolvere i problemi economici”.
Qualcuno aggiunse a questa frase: "Vero. E' perchè sono troppo impegnati a crearli...".

La storia che dietro tutti i problemi dell'economia, e di noi poveri cristi, ci siano le banche, a volte sembra quasi un mito popolare. Oppure, secondo alcuni, un modo per scaricare dalla classe politica che noi scegliamo la responsabilità dei disastri che vediamo oggi.

Per altri, se si vuole cercare il Potere bisogna fare quello che gli anglofoni chiamano "follow the money", "seguire il denaro". Ed oggi più che mai nella storia dell'umanità, chi detiene le più grandi ricchezze sono le èlite finanziarie e bancarie.

E' di ieri l'uscita di un report di Confindustria che vede per il 2015 una crescita del Pil di oltre il 2%, ed altrettanto per il 2016. Una roba che da queste parti non si vede da anni ed anni.

E su cosa fondano questo improvviso ottimismo? Udite udite: prezzo del petrolio basso, deprezzamento dell'euro sul dollaro, Quantitative Easing e aumento dell'occupazione via Jobs Act di Renzi.

Tralasciando la barzelletta degli effetti benefici del Jobs Act, il resto è fondato su una serie di variabili tutte influenzate dalle dinamiche bancarie.
Ma se degli interessi delle banche col Quantitative Easing se n'è parlato diffusamente, il rapporto delle banche con il petrolio è molto più sfuggente nell'immaginario collettivo.

Allora, giusto per capire meglio la vastità del loro raggio d'azione, come si muovono i colossi bancari, quanto potere abbiano e come riescano a sfuggire alla regolamentazione politica, vi propongo la lettura di questo interessantissimo articolo del Fatto Quotidiano scritto da Paolo Fior.

Stay tuned


"In tempi di grande turbolenza dei mercati e di crolli dei prezzi delle materie prime, ecco che torna di estrema attualità il rapporto diffuso a fine novembre dalla Commissione d’inchiesta del Congresso Usa che punta il dito sui maggiori gruppi bancari statunitensi – Goldman Sachs, JP Morgan Chase e Morgan Stanley – che nel corso dell’ultimo lustro sono divenuti dominus di interi mercati delle materie prime arrivando a controllarne la produzione fisica, la trasformazione, il trasporto, lo stoccaggio, la vendita e la distribuzione. Lo hanno fatto attraverso una poderosa campagna acquisti, realizzando un’integrazione verticale tra banca, industria e società commerciali che – come sottolinea il rapporto – è causa di innumerevoli conflitti d’interesse, di gravi manipolazioni dei prezzi di mercato e del sistematico abuso di informazioni privilegiate da parte delle banche stesse.

Uno scandalo a metà, visto che la legislazione americana non vieta determinate pratiche sui mercati delle commodities. E infatti nel richiedere alla Fed e alle altre autorità di controllo i permessi per poter estendere la loro operatività nel settore della produzione fisica delle materie prime, i colossi della finanza hanno sottolineato con forza proprio i vantaggi e le sinergie che tale operatività porta al business finanziario in senso stretto. Jp Morgan lo ha scritto a chiare lettere alla Fed già nel 2005: “Questo posizionamento fornirà accesso a informazioni riguardanti l’intera gamma di prodotto e l’attività di mercato degli acquirenti finali. Informazioni che serviranno anche a migliorare la gestione dei rischi e le previsioni sull’andamento futuro del mercato e dei prezzi che Jp Morgan potrà utilizzare per migliorare la sua offerta di prodotti derivati sulle commodities”.

Una Commissione d’inchiesta del Congresso Usa ha rilevato conflitti di interesse e abusi di informazioni privilegiate
Lo scandalo tuttavia c’è ed è quello di una regolamentazione troppo frastagliata e permissiva che non tutela gli operatori economici e l’industria di fronte all’arrivo di questi T-rex della finanza affamati di profitti a qualunque costo e sostanzialmente disinteressati alle conseguenze del loro agire. Continua a leggere sul FQ

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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