martedì 13 novembre 2012

Debito pubblico: l'ipotesi della cancellazione.


Da qualche tempo se ne sente parlare. La soluzione alla crescita senza sosta del debito pubblico potrebbe essere semplice: cancellarlo! Basta austerity, tasse e aumento dell’Iva.. L’ipotesi è stata avanzata da Gavyn Davies in un editoriale sul Financial Times, per quanto riguarda il debito inglese
Una cancellazione del debito pubblico detenuto dalle Banche Centrali. In sintesi, la politica fiscale in forte deficit del passato è stata finanziata con l’emissione di moneta, ergo da inflazione futura. Una scelta sbagliata per la BUBA, e opposta a quella degli inizi degli anni Ottanta, quando fu fatto divieto alla Banca d’Italia di comprare le obbligazioni del Tesoro.


Il gatto nero del sistema: la sottovalutazione del “moltiplicatore sociale” ha reso le misure d’austerity contro-producenti

Nell’ultimo report del FMI, si è aperto un dibattito sull’efficacia delle misure di austerità e il loro impatto sull’economia reale. Le politiche dei sacrifici hanno prodotto una flessione delle economie più grande di quello che si era preventivato. Tutta colpa, secondo gli analisti, del sottovalutato impatto del “moltiplicatore sociale” (crollo della fiducia connesso alle manovre lacrime e sangue). 

Le tasse salgono, il reddito si riduce. L’impatto della politica fiscale sul reddito nazionale si chiama, appunto, moltiplicatore sociale. Si hanno, quindi, meno redditi sul lato spesa e un minor reddito netto per le famiglie e le imprese. I conti iniziali, non tornano più. Si era ipotizzato che ad ogni euro di tagli più tasse, corrispondeva una riduzione del redito nazionale di mezzo euro. Si otteneva, semplificando, un deficit ridotto di un euro, da rapportare con un Pil diminuito di mezzo euro. 
Ma col tempo il moltiplicatore si è rivelato avere un impatto più pesante: per ogni euro più tagli/tasse si è avuto un crollo del reddito nazionale che oscilla tra i 90 centesimi fino ad un euro e 70.  Ma l’errore da cosa è dovuto? In condizioni di normalità una politica fiscale recessiva ha come altra faccia della medaglia una politica monetaria espansiva. Una sorta di bilanciamento. Se la politica monetaria, però, è già espansiva – con i tassi della banca centrale negativi, considerando l’inflazione – ecco che non può più agire come contrappeso per potare la bilancia in pareggio e, perciò, il moltiplicatore fiscale aumenta oltre le previsioni.



La soluzione? Far pagare i debiti ai figli tramite inflazione

La Banca Centrale quando compra il debito pubblico, lo acquista per un periodo. Prima o poi lo rivenderà, presumibilmente quando l’economia sarà ripartita. Nel caso del Regno Unito il debito pubblico in mano alla Banca Centrale è circa il 25% del totale. Quando la Banca ha acquistato i titoli di Stato, ha immesso liquidità nel sistema. Ma non appena venderà il debito pubblico, questa liquidità sarà eliminata. Ecco quindi, che potrebbe decidere di non rivenderlo. In questo caso le manovre di austerità potrebbero essere meno severe ed aver un impatto meno gravoso sull’economia. Si ridurrebbero gli oneri da interesse, con un debito minore. La liquidità che resta potrebbe col tempo alimentare l’inflazione, una volta che la disoccupazione sia diminuita.

Il Financial Times ha ipotizzato, se non la cancellazione completa, almeno la riduzione perché “sarebbe la Banca Centrale che vedrebbe cancellare immediatamente la propria base di capitale. La questione cruciale è capire se questo conta e, in caso affermativo, in che modo”.

E’ un’ipotesi, certo. Nei prossimi anni la Gran Bretagna, ma anche gli Usa, dovranno per evitare la crescita smisurata del loro debito statale, tagliare le spese del loro bilancio. Usare la Banca Centrale  per ridurre gli oneri del debito è una maniera per ovviare i limiti della politica e la mancanza di riforme. Il ricorso alla sovranità monetaria allenterebbe questi vincoli e sarebbe una svolta epocale per tutta l’Eurozona. Che sia possibile o meno imboccare questa strada è ancora una questione aperta.



Cosa insegna la Storia

La Storia insegna che raramente Nazioni che hanno visto i debiti esplodere riescono a pagarli. Storicamente, generalmente s’e’ verificata una delle seguenti 2 soluzioni:

  • Tramite “default” il debito (o parte di esso) e’ fatto pagare ai creditori
  • Tramite “escalation dell’inflazione” si gonfia il denominatore (PIL nominale), per cui il debito lo pagano i creditori (che si trovano titoli a tassi inferiori all’inflazione in mano) ed alla popolazione (colpita dalla piu’ iniqua di tutte le tasse: l’inflazione)




Ed in Italia?

In Italia una quota di poco inferior al 15% del Debito Pubblico e’ nelle mani della BCE e di Banca d’Italia. La BCE ha pero’ in mano un grande quantitative di titoli italiani come collaterali ai prestiti forniti alle Banche.



E’ un ipotesi verosimile?

Secondo me e’ un’ipotesi tutt’altro che remota. Inanzittutto, USA e UK difficilmente faranno fronte a crisi tipo PIIGS lasciandosi beatamente strangolare, come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. Al tempo stesso, avendo saldi primari paurosamente negativi, non possono permettersi di pagare troppo gli interessi. 

Non me li vedo neanche a ripagare in qualche decennio i debiti, con politiche estreme di austerity. Se facessero un colpetto di bacchetta magica, ridurrebbero i loro debiti sostanzialmente in modo diretto (cancellando una quota del debito stesso, quello in mano alla loro Banca Centrale), e la successiva inflazione farebbe il resto (ovviamente i disastri di tale scelta non ricadrebbero solo sui cittadini americani e britannici, ma pure su quelli del resto del pianeta, essendo il Dollaro la valuta di riferimento globale). Ovviamente, tale scelta avrebbe pero’ una duplice conseguenza:

  •         Incentiverebbe l’irresponsabilita’ delle politiche governative        
  •         Produrrebbe inflazione su scala mondiale






Fonte: GPG Imperatrice/Rischio Calcolato

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