lunedì 29 ottobre 2012

Germania: un modello (im)perfetto

Che la Germania sia il modello vincente rispetto ai suoi partner europei è fuori da ogni discussione. Non c'è voce statistica macroeconomica  che dica il contrario. Ma non è mai tutto oro quello che luccica...
Maurizio Blondet ci offre una prospettiva generalmente ignorata, ma che verosimilmente dovrebbe essere il "focus" di ogni analisi. Come si rivela il modello tedesco visto dal basso? Quanta prosperità e sicurezza diffusa genera? Leggete e fatevi qualche domanda.



Rent a Rentner”, affitta un pensionato, è un nuovo sito tedesco dove aspiranti di 67-75 anni si propongono come lavoratori.  “Trasferire ai giovani la mia esperienza” è la motivazione più  spesso dichiarata da questi cerca-lavoro coi capelli bianchi.  Ma le difficoltà  di farcela con la pensione ad arrivare alla fine del mese, è probabilmente la più vera.  Nel 2011, la pensione media nei Laender della ex-Germania Ovest  era di 1062 euro mensili, all’Est di 1047.  E dal 2000, hanno perso il 17 % del potere d’acquisto ad Ovest, e il 22% all’Est.  Quattro milioni di pensionati sono a rischio povertà. Di loro, circa 761 mila  completano il loro assegno con un “mini-job” da 400 euro mensili.

http://www.lemonde.fr/europe/article/2012/10/16/en-allemagne-des-retraites-a-louer_1776016_3214.html

Certo,  la Germania è il paese vincente dell’area euro. Ha un attivo di 100 miliardi della bilancia commerciale; è il massimo esportatore dopo la Cina.  E’ “altamente competitivo” e super-produttivo,   ha portato via quote di mercato all’Italia, alla francia, per non parlare della Spagna.    E’ il modello che ci viene proposto: anche noi dobbiamo diventare più competitivi, aumentare la nostra produttività.  Ma il travolgente successo tedesco  ha un altro aspetto visto da sotto, ossia dalla popolazione  meno favorita.

E’ vero che le paghe della Volkwagen sono ben superiori a quelle dei nostri metalmeccanici.  Ma è anche vero che 7,3  milioni di tedeschi  ha quello che vien chiamato un “mini-job”: salario, 400 euro mensili. Si tratta di un occupato su 5, e due terzi sono donne.  Di questi, 3 milioni  hanno preso un “mini-job” accanto al lavoro (e salario)  principale, perchè altrimenti non ce la fanno a vivere.

I mini-jobs sono la grande scoperta della riforma del lavoro varata dal cancelliere (socialista!) Schroeder:   consentono insieme di mantenere basse le statistiche della disoccupazione, e di risparmiare sui sussidi di disoccupazione. Sei disoccupato, magari da lungo tempo? Accetta un mini-job da 400 euro, e il governo ti dà il sussidio meno 400 euro. Il numero dei mini-jobber è aumentato, dal 2003, di 1,6 milioni di addetti.  Lavapiatti e parrucchiere,  commesse d’appoggio per ore di punta, taxisti, muratori a part-time.  Chi ha un mini-job  non paga tasse né contributi,  ma la sua paga da 400 euro nemmeno contribuisce ad aumentargli la pensione. Si ha quasi il sospetto che serva a mascherare la marginalizzazione  permanente di una quota crescente di popolazione, poco istruita, poco abile e dunque inoccupabile nelle sofisticate attività post-moderne.  Nonostante il successo esportatore tedesco, infatti, la disoccupazione è piuttosto alta: 7%.  Figurarsi quanto salirebbe la percentuale, se si tenesse conto dei mini-jobbers che vorrebbero un lavoro vero.  Per il resto:

-         Il 20 per cento dei salariati guadagna meno di 10,36 euro lordi l’ora.

-         Solo 1 giovane su 5 oggi ha conseguito un titolo di studio più alto di quello  di suo padre.

-         Tra il 2006  e il 2010, la proporzione dei lavoratori poveri è cresciuta di oltre il 20% nelle imprese con più di 100 occupati.

-         Pare diventata pratica comune “spezzare” una mansione regolare in più mini-job, assegnati a gente che, tutta insieme,  viene pagata considerevolmente meno del salario orario standard per quella mansione, come ha rivelato un rapporto dell’Università di Duisburg-Essen

http://www.uni-due.de/de/presse/meldung.php?id=2020

-         I salari reali sono caduti del 2,9 per cento tra il 2004 e il 2011.

-         Il 10% dei cittadini possiede il 53% della ricchezza tedesca, mentre la metà dei salariati si divide l’1% della medesima ricchezza.  La disparità sociale cresce in Germania più che in ogni altro paese europeo.

-         Non c’è da meravigliarsi se i consumi interni tedeschi sono bassi e non crescono, elemento non secondario del “successo  esportatore germanico”:   14 milioni di lavoratori tedeschi si spartiscono l’1’% della ricchezza prodotta.  Quanta frugalità.

Questo è il modello tedesco, visto da sotto.  Non si potrebbe averne un altro? 

Fonte: Rischio Calcolato

3 commenti:

  1. Ho la vaga impressione che ingorare il welfare tedesco e distorcere il modello, praticamente facendo apparire i tedeschi degli straccioni che passano la vita a mendicare sui bordi della strada sia propaganda mirata a farci sentire contenti.
    COntendi di avere un tasso di occupazione al 56%.
    Contenti di non sapere come campino il 44% della popolazione.
    Contenti di non doverci chiedere come mai solo il 29% percepisca un'elemosina che viene chiamata sussidio, a tempo ovviamente.

    Vedi dati riportati nel mio post
    http://dadietroilsipario.blogspot.it/2012/10/quanti-inutili-e-costosi-disoccupati.html

    Riguardo al modello di welfare tedesco, per non parlare dei salari che, supponendo siano compressi, innanzitutto sono doppi rispetto ai nostri a parità del costo della vita se non inferiore. Dai un'occhiata al costo degli affitti.

    Consiglio vivamente di leggere:

    Perazzoli: "In Germania fino a 1850 euro al mese, in Europa solo l'Italia non ha il reddito di cittadinanza"
    http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/04/reddito-cittadinanza-intervista-perazzoli.html

    Che succede ad una donna con tre figli se dovesse perdere il lavoro in Italia? Lo sappiamo bene.

    Forse si teme che gli italiani possano chiedere tali diritti al welfare vigenti in Germania?

    Per carità, non c'è pericolo.

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  2. Ciao Barbara.

    A costo di sembrare germanofobo ad oltranza (ed in realtà non lo sono, l'ho spiegato), insisto nel dire che il modello teutonico non può essere un riferimento.

    Perchè? Perchè per farlo bisogna essere la Germania, bisogna sostituirsi ad essa; e ciò non è possibile, almeno fin quando c'è la moneta unica.

    Gli obiettivi del Welfare devono essere ovviamente il maggior sostegno possibile a chi rimane indietro. Ma fino a quando la nostra economia sarà compressa ed imbrigliata in un meccanismo fatto apposta per deprimere, piuttosto che crescere, non ce la faremo mai.

    Il reddito di cittadinanza piacerebbe vederlo anche a me, anche se a precise condizioni. Però con cosa lo finanziamo? La nostra bilancia dei pagamenti è quello che è...; surplus da investire nella crescita, nell'innovazione dei processi e negli ammortizzatori sociali ce n'è ben poco.

    Qui per via della crisi ci stanno chiedendo di rinunciare ulteriormente alla nostra sovranità, e cristallizzare la situazione.
    Io invece chiedo di recuperarla completamente, e provare così ad invertire la rotta.

    Ma fin quando è la Germania a comandare e dettare le regole del gioco...non c'è niente da fare.

    Un abbraccio

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  3. SMETTETELA DI DIRE CIO' CHE NON VA
    MA SIATE PROPOSITIVI

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