sabato 1 dicembre 2012

La credibilità internazionale dell'Italia


Nel triennio 2010-2012, di investimenti stranieri in Inghilterra ce ne sono stati per 208 miliardi di euro in Francia per 132 e in Germania 90. Nello stesso periodo in Italia ci sono stati investitimenti esteri per 18 miliardi. La Banca Mondiale ha stilato una classifica della capacità dei paesi di attrarre capitali sulla base della difficoltà di accesso al credito, della facilità di registrazione di proprietà, proteggere un contratto di diritto privato, di ottenere un allacciamento elettrico o un permesso di costruzione.
Se siete un po’ campanilisti, preparatevi a una delusione : su 183 paesi presi in considerazione, l’Italia é all’87 posto dietro a Albania, Moldova, Isole Salomone e Zambia.

Se il governo sedicente tecnico attualmente in carica avesse un minimo di capacità di incidere sulla realtà economica generale del paese, in oltre un anno di incontrastato esercizio del potere avrebbe almeno reso più leggibili, chessò, le bollette della luce.

Queste sistematiche omissioni di un minimo di attività preparatoria agli investimenti privati – italiani o esteri poco importa – potrebbero persino essere viste come un semi patriottico tentativo di contrastare la cessione a stranieri delle nostre aziende ” strategiche” ma non é così .

Tra poco , arriveranno a comprare le aziende ancora vitali del nostro sistema-paese, ottenendo, dal benemerito di turno, una serie di esenzioni, facilitazioni e guarentigie ad personam ” visto che il sistema é tanto obsoleto e c’é necessità di posti di lavoro”. Pagando s’intende.

Dopo la meritoria attività divulgativa della Banca Mondiale, arriveranno le proposte di prestiti del Fondo Monetario Internazionale o della BCE , a condizione – naturalmente – che l’Italia ” si apra agli investimenti esteri” e infine arriveranno a comprare.
Questa successione di eventi, attori e conseguenze, si é già verificata nell’anno del signore 1995 in estremo oriente – Giappone e Corea – in occasione della crisi finanziaria giapponese innescata dai “ratings” di Moody’s dai quali la Corea è uscita spennata delle aziende più interessanti, comprate dalle ” Tigri asiatiche” tipo Singapore dove capitali senza patria entrano e escono a piacimento.

Poco importa se si sia trattato di una coincidenza o una cospirazione. Quel che é certo è che si tratta di una spirale alla quale è necessario sottrarsi.
Per adesso, quando si dice che abbiamo un governo che ha riacquistato credibilità internazionale, si allude al fatto che Monti, invece di raccontare barzellette osé come il cavaliere, recita freddure con aria triste alla Buster Keaton.

Le attività economiche devono essere rese facili per tutti prescindendo dalla dimensione o nazionalità.

Antonio De Martini
Fonte: www.corrieredellacollera.com

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