lunedì 2 aprile 2012

Lezioni cinesi. Ovvero, VENDESI Italia

Che gli italiani amino sentirsi impartire lezioni da chiunque in giro per il mondo è una vecchia tradizione. 
Al netto delle nostre pur tante deficienze, non abbiamo mai nascosto il nostro atavico complesso di inferiorità. Così ci siamo sempre sentiti come le "pecore nere" della buona famiglia dei ricchi del mondo. In realtà ce lo siamo quasi sempre auto-imposti con una sorta di fierezza masochista. Perchè il concetto di "orgoglio italiano", nella lingua di Dante, ha una declinazione che va dal revanscismo fascista al provincialismo bigotto; in ogni caso è un sentimento che è consentito esplicitare solo nel tifo sportivo.


Allora, in ossequio ad ogni trito e ritrito clichè, l'Italia ha da imparare la democrazia dagli americani, la laboriosità dai tedeschi, l'originalità dai francesi, la correttezza dagli inglesi, l'apertura mentale dagli scandinavi, il senso del dovere dai giapponesi, e chi più ne ha più ne metta.



Tutti hanno la licenza di insegnarci qualcosa, e da tutti le accettiamo supinamente. Siamo talmente abituati a farlo che non ci facciamo più caso; neanche quando l'ultima lezione arriva "niente-popò-di-meno" che dai cinesi! E chi si è prostrato davanti alla leadership dirigente cinese è il presidente del Consiglio Monti.


Nella sua recente visita in Asia, Monti ha cercato di convincere i cinesi ad aumentare i propri investimenti in Italia, sia nel settore produttivo che in quello finanziario; dove per finanziario si intende l'acquisto dei Btp.
Insomma, da un lato si chiede ai cinesi di prendersi o costruire imprese, e dall'altro acquistare una bella fetta del debito pubblico italiano. 
Il che, alla luce del "Sistema Cina", equivale a mettere un cartello VENDESI ITALIA sulla nostra schiena.


                                             


Per fare ciò, siamo ben disposti a sorbirci le ramanzine del signor Lou Jiwei, capo del Fondo sovrano cinese (un gigante che investe nel mondo 400 miliardi di dollari); e chi richiama sulla scarsa efficienza del nostro sistema burocratico e della nostra legislazione sul lavoro. Capito? Dobbiamo imparare dalla Cina...


La nostra mission è invogliare i cinesi a venire da noi, e per farlo dobbiamo cambiare un pò. Cosa significa? Provate ad immaginarvelo.
Nel frattempo vi rinfresco la memoria su cosa sia la Cina in giro per il mondo. E per farlo mi avvalgo di un ottimo memorandum di Sergio Di Cori Modigliani.


Mentre il caro prof. Monti flirta con la leadership cinese, in una serie di calorose cortesie...
 -Neppure una parola, un cenno, una menzione, sull’abbattimento in Cina dei più elementari diritti umani dei cinesi; neppure una parola sulla continua persecuzione (con arresti, denunce, torture, e assassinii) ai danni dei cristiani cattolici cinesi ai quali viene impedita e negata la libertà di costruire una chiesa per accogliere i fedeli. La libertà di culto è sacrosanta e garantire il rispetto per la diversità multiculturale del credo per ogni popolo ed etnìa, è uno dei pilastri fondamentali di qualunque civiltà che intenda e aspiri definirsi tale. 


-Neppure una menzione sulla nazista persecuzione dei monaci buddisti tibetani, per la sistematica violazione dei diritti più elementari dei seguaci di una dottrina e di una religione che (in assoluto) è la più pacifica mai inventata sulla Terra, dato che praticano il distacco dalle passioni e in tutte le loro esternazioni pubbliche e in tutti i loro scritti veicolano sempre l’esercizio della compassione umana, la ricerca dell’armonia tra opposti, il rispetto della diversità. 


-Neppure una parola relativa alla costituzione di campi di concentramento in Togo, Benin, Darfur e Nigeria, nelle zone sotto controllo politico-economico-militare cinese in cui centinaia di migliaia di profughi disperati vengono assiepati, ridotti in stato di schiavitù e costretti a lavorare dieci ore al giorno senza percepire alcun salario sotto la minaccia delle armi per produrre merci (soprattutto tessile) che poi vengono a vendere in Europa a prezzi stracciati devastando le conquiste economiche dell’Italia nel settore della moda, abbigliamento, design, mobili. 


Le merci cinesi grondano sangue vero


E’ il sangue soprattutto dei milioni di africani mandati al macello di cui nessuno se ne occupa perché tanto sono negri e non acquistano né automobili né ipod. Gli Usa e l’Europa insieme si sono presi l’Africa del Nord lasciando alla Cina comunista la parte meridionale del continente, attuando la variante del piano Yalta versione terzo millennio. 


Non voglio i complimenti di una nazione che pratica l’esercizio della schiavitù come norma di vita. 


Ecco qui di seguito l’elenco della presenza cinese in Africa


Negli ultimi dieci anni gli scambi commerciali tra Cina e Africa sono trentuplicati. 
Nel gennaio del 1999 (prima dell’entrata in vigore dell’euro) il volume degli scambi tra la Repubblica popolare della Cina e l’Africa era intorno ai 5,6 miliardi di dollari. 
Nel 2005 aveva raggiunto i 40 miliardi di euro. 
Nel dicembre del 2011 siamo arrivati ai 155 miliardi di euro di investimento. 
Attualmente (dati ufficiali diffusi dall’Unesco, dall’Onu e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) soltanto nel continente africano risulta che almeno 10 milioni di individui sono ridotti in stato di schiavitù animale costretti con la forza a lavorare gratis per produrre merci che invadono poi l’Europa


Le aziende cinesi presenti in 30 paesi africani sono ormai 2.500, da aziende petrolifere a quelle agricole, da quelle militari a quelle energetiche, da quelle minerarie a quelle alimentari: Sono peggio delle cavallette. Dove arrivano i cinesi, in Africa, in pochissimi mesi, in quel territorio esplodono rivolte, muoiono persone, le risorse vengono depredate e portate via. Mentre il resto del mondo tace sotto il ricatto del rialzo dello spread perché le banche occidentali sopravvivono grazie al fatto che i cinesi acquistano bpt al mercato secondario e tengono il sistema finanziario occidentale sulla graticola. Così ricattano tutti. E l’occidente accetta. Passivo e masochista 


Il seguente elenco era stato pubblicato in Italia, in parte, da Il Sole 24ore che aveva lanciato l’allarme – a nome della Confindustria - sulle modalità di conquista dei territori economici da parte dei cinesi. 
Eravamo nel 2006. Non ebbe alcuna eco. Anzi. I giornalisti che allora se ne occupavano vennero isolati, silenziati. Ci pensarono poi Prodi e D’Alema a calmare le acque stabilendo un’alleanza di ferro tra l’Italia e la Cina. Con le conseguenze che oggi possiamo vedere. 
L’ultimo dato è del 30 marzo 2012 (cioè due giorni fa, mentre Monti sta in Oriente). Il governo pachistano, in accordo con quello cinese, deliberatamente, senza nessuna protesta formale, ha stabilito di adottare una pesantissima imposta sulle importazioni di tutti i prodotti tessili, abbigliamento, designer e industria dell’arredamento per prodotti made in Italy in tutto il sud est asiatico. Che favoriscono merci cinesi e indiane, divenute così in 24 ore super competitive. 
Ecco perché i due marò finiranno sotto processo. 


Un danno valutato intorno ai 20 miliardi di euro nei prossimi due anni. Chiuderanno circa 5.000 aziende italiane, soprattutto nel settentrione e nel nord-est, che saranno costrette a riconvertirsi o dichiarare bancarotta. 
Di tutto ciò neppure una parola sui giornali che inneggiano al trionfo orientale di Monti


Stay tuned

3 commenti:

  1. Ciao Peppe. Meno male che ci sono le tue considerazioni inutili a rinfrescarci la memoria debole che abbiamo. I cinesi sono "infestanti" anche perchè con l'ideologia maoista capitalistica (gasp) hanno represso la spettacolare cultura millenaria che hanno alle spalle per diventare fotocopiatori e colonizzatori ossessivi. Ma i fatti per ora dan loro ragione, il tempo del Pianeta darà ragione a tutti gli esseri umani. Io sono sempre più pessimista e vedo solo un cul de sac dove ci spiaccicheremo come insetti, con risultato l'estinzione. E visto che siamo intelligentissimi ma non saggi lo facciamo in pochi secondi di tempo planetario quando i grossi sauri ci han messo una buona mezzora (200.000 MILIONI di anni vs 200.000 anni e solo 7000 anni di "civiltà" e 200 anni di rivoluzione industriale...).

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  2. Grazie Daniela...
    In effetti i cinesi sono un pò come le cavallette bibliche. Ma a pensarci bene, ed alla luce del tuo ragionamento, è il genere umano tutto a comportarsi come una piaga dell'apocalisse verso il Pianeta.
    L'Homo sapiens sapiens è l'unico essere vivente terrestre a non adattarsi alla natura, ma a cercare di adattare la natura alle proprie esigenze; e nel farlo dissipa le risorse naturali ed altera l'equilibrio del territorio in cui si insedia.
    Non sono un ambientalista "duro e puro", ma questo è un dato di fatto ed una verità inoppugnabile.
    Ciao!

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  3. Si può scender da gorilla
    giù diretti verso orango
    poi ancora dritti al cane
    cavalcando al gatto e al topo
    fino al rospo rotolando
    abbassarsi fino a mosca
    rantolando verso abisso
    regno dell'ameba e virus
    e raggiunto il capolinea
    diventar lercia poltiglia
    ed è un attimo davvero

    risalire su dal fango
    su su verso rango umano
    noi sappiamo con mistero
    c'è voluta una pazienza
    e di leoni e eoni forza
    non scordarlo figlio mio.

    Un saluto, Marco Sclarandis

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