giovedì 9 giugno 2011

L'igiene contronatura dell'industria alimentare

di Edward Goldsmith 


In tutto il mondo i piccoli produttori di generi alimentari e i commercianti di tipo tradizionale stanno progressivamente chiudendo a causa di gravose leggi dello Stato, che impongono spese fuori dalla loro portata in nome dell' "igiene". Ma è quest'ultimo il vero motivo che fa chiudere i piccoli produttori alimentari e lascia che le grandi industrie ripuliscano il loro mercato? Per i piccoli produttori alimentari e i commercianti di ogni tipo diventa sempre più difficile sopravvivere da soli nel contesto di un'economia globalizzata e impegnata a massimizzare il commercio e lo sviluppo. Tale tendenza si è enormemente accentuata grazie anche alle regole imposte dall'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che obbliga i governi ad aprire i mercati nazionali agli alimenti di importazione, in particolare a quelli, solitamente ben sovvenzionati, degli Stati Uniti. Il prezzo della soia importata in India e proveniente dagli USA sarebbe di 34,8 dollari al quintale, invece degli attuali 15,5, se il governo americano non lo sovvenzionasse. [1] Nessun contadino, né in India né altrove, può competere con questo prezzo. 


Un altro problema è che stiamo vivendo in un mondo sempre più dominato da enormi società per azioni, verticalmente integrate, che controllano sempre più ogni aspetto dell'economia mondiale. Infatti, sono solo cinque le società che controllano il 77% del mercato dei cereali nel mondo, mentre in tre controllano l'83 % di quello del cacao. Lo stesso vale per l'80% delle banane e l'80% del tè. In una simile situazione i piccoli produttori, nella maggioranza dei casi, devono comprare i loro mezzi di produzione (es. semi e concimi) da una qualche mostruosa multinazionale, alla quale poi sono anche costretti a vendere i loro raccolti e, perciò, si trova nella condizione di decidere esattamente quale margine concedere al coltivatore. Non sorprende perciò il fatto che, per esempio, solo il 2% circa del prezzo che paghiamo per le banane in un supermercato vada al bracciante che le coltiva, il 5% al titolare dell'azienda agricola e il resto ai vari intermediari, ma con maggiore probabilità alle succursali di un'unica multinazionale. [2] 

Le grandi compagnie possono anche permettersi di vendere sottocosto. Non importa loro di perdere denaro per un po'; in ogni caso per il tempo sufficiente a far chiudere i loro concorrenti piccoli o anche relativamente grandi. Wal-Mart, la più grossa catena di supermercati del mondo, è nota per comportarsi così. Quando apre in una nuova città spesso vende gli alimenti principali sottocosto. Il che basta a far chiudere i piccoli negozi e anche i supermercati più piccoli di lei della zona. Ma quando hanno chiuso il Wal-Mart aumenta i prezzi. [3] 



Naturalmente lo stesso accade nei paesi del terzo mondo, dove grandi esportatori americani, europei o giapponesi sono pronti a vendere sotto costo per far chiudere i produttori locali. Vandana Shiva la definisce "pseudo concorrenza," [4] la si piò anche chiamare "dumping", che è illegale, ma è difficile vincere una causa contro questi giganti, le cui attività di solito hanno il pieno appoggio dei governi. In più, quando i piccoli produttori di alimenti riescono a trovare una nuova nicchia che consente loro di sopravvivere in un ambiente economico e politico così ostile, ciò viene permesso solo fintanto che la fetta di mercato non assume una dimensione tale da essere considerata dalle grandi compagnie abbastanza interessante da essere incamerata; cosa che poi fanno, ottenendo dal governo o dall'organizzazione internazionale competente nuove regole adatte ai loro obbiettivi. 

In questo modo negli Usa, dove gli alimenti biologici sono diventati un mercato da 5 miliardi di dollari che cresce del 20% l'anno, le grandi compagnie non possono tollerare l'idea che questo mercato rimanga fuori delle loro grinfie e nelle mani di un mucchio di piccoli produttori locali, perciò nel 1999 hanno persuaso il Ministero dell'agricoltura americano (Usda) a proporre nuove regole che permettano di chiamare biologici gli alimenti che danno loro i maggiori profitti cioè quelli geneticamente modificati, irradiati, cresciuti su terreni "sterilizzati" con rifiuti tossici e con un alto contenuto di pesticidi, rendendo allo stesso tempo illegale a qualsiasi organizzazione non governativa di fissare livelli più restrittivi e perciò altre qualita di prodotti alimentari. 

Fortunatamente la fortissima reazione pubblica ha costretto l'Usda a ritirare la sua proposta, almeno per il momento. Tuttavia il solo fatto di avere osato proporre all'approvazione un regolamento così scandaloso mostra chiaramente fino a che punto il governo è pronto a sacrificare la salute del pubblico americano e quella del suo ambiente, per favorire gli immediati interessi delle multinazionali alimentari. Questo è solo un esempio di una tendenza molto più ampia presente oggi in tutto il mondo: la sistematica sostituzione di leggi e regolamenti che erano stati emanati per proteggere le piccole attività economiche, le economie locali, le comunità locali, la salute pubblica e l'ambiente, con nuove norme elaborate esclusivamente per favorire gli interessi immediati delle grandi compagnie multinazionali. 

Qui esamino solo un anello di questa catena di legislazioni; quello che impone ai piccoli produttori di alimenti costose installazioni che pochi si possono permettere e così la gran parte di loro viene fatta chiudere col pretesto che le loro attività sono antigieniche. Le nuove norme in materia d'igiene sono state varate nel 1995 dall'Organizzazione mondiale del commercio, ma ai governi è stato concesso un periodo di cinque anni per applicarle. Queste regole sono state studiate per assicurare che la produzione alimentare si attenesse al metodo della Hazard Analysis e Critical Control Limit (Haccp), progettato originariamente dalla Pillsbury, una multinazionale alimentare che vende Haagen-Dazs e Burger King, su richiesta della Nasa che, all'epoca, voleva garantire la purezza degli alimenti a disposizione dei suoi astronauti. Negli anni ‘70 anche la Us Food and Drug Administration (Fda) adottò l'Haccp come sistema di controllo degli alimenti venduti sul mercato americano e nel 1991 fu adottato anche dal Codex Alimentarius, un'organizzazione delle Nazioni Unite che ha il compito di fissare gli standard di sicurezza alimentare. [5] 

Questa organizzazione, che è completamente controllata dalle multinazionali, come è stato accuratamente documentato nell'Ecologist, svolge attualmente il ruolo principale nel consentire alle grandi compagnie farmaceutiche di impadronirsi del crescente mercato degli integratori alimentari, in particolare quello delle vitamine, fino ad oggi rimasto in gran parte nelle mani di piccole imprese. In più, sia il Codex che l'Fda hanno mostrato chiaramente le loro vere priorità quando, a causa della forte pressione delle multinazionali, hanno autorizzato l'uso di ormoni sessuali nella carne e hanno accettato senza limitazioni la produzione e distribuzione di alimenti geneticamente modificati. Ovviamente le multinazionali di solito vogliono che le norme che regolano le loro attività siano le più permissive possibili, come sono la gran parte delle norme fissate dal Codex Alimentarius sui livelli accettabili delle diverse sostanze chimiche di sintesi nei cibi che mangiamo; ma non sempre. A volte è nel loro interesse assicurarsi che le norme siano molto severe per eliminare i concorrenti più deboli che non possono permettersi economicamente di rispettarle. 

E significativo che il gigante biotech Monsanto si sia opposto a un progetto di legge del Congresso americano che proponeva di rendere meno severe le norme dell'Environmental Protection Agency (Epa) sulle piante geneticamente modificate. Il dottor Miller della Hoover Institute dichiara apertamente che "la Monsanto ha fatto la politica di tenere alte le barriere normative per assicurare che le altre compagnie, anche grandi compagnie di semi con le quali è in concorrenza, trovino troppo dispendioso mettersi in regola per entrare nel mercato." [6] Come ha sostenuto Steve Gorelick, se le barriere normative possono limitare le scelte di alcune grandi compagnie di semi per favorire quelle ancora maggiori, allora "non è difficile immaginare il peso che possono riconoscere ai piccoli produttori." (7) Anche Wendel Berry nel suo fondamentale libro The Unsettling of America dimostra come le norme sanitarie abbiano sempre agito contro i piccoli produttori, distruggendo i loro mercati e aumentando in modo proibitivo i loro costi di produzione e di conseguenza "da nessuna parte ora c'è un mercato per la piccola produzione: un barattolo di crema, una gallina, poche dozzine di uova. Non si può più vendere latte da un piccolo numero di mucche, perché l'attrezzatura obbligatoria per legge è troppo cara. Questi mercati sono stati teoricamente cancellati in nome dell'igiene, ma naturalmente in pratica ciò è avvenuto per arricchire i grandi produttori. Gli storici futuri certamente noteranno l'inevitabile collegamento tra tecnologie igienico-sanitarie e le più sporche attività lucrative." [8] 

Helen J. Simon testimonia come nello stato del Vermont, dove il sidro non ha mai provocato nessuna malattia, l'FDA ha proposto che tutto il sidro di mela sia pastorizzato o che altrimenti i produttori siano obbligati a scrivere in etichetta la dicitura "questo prodotto può contenere batten dannosi che possono provocare gravi malattie": un regolamento che manderebbe in rovina molti piccoli produttori di sidro dello stato. E ovvio che i due maggiori produttori di sidro - che già coprono l'80% della produzione - pastorizzano il loro prodotto e aumenterebbero i loro profitti sulle perdite dei 45 concorrenti più piccoli. [9] Negli Usa le leggi sull'igiene alimentare stanno facendo chiudere tutti i piccoli caseifici. A cominciare da quelli che fanno il formaggio dal latte non pastorizzato, che secondo l'Fda non è sicuro, nonostante il fatto che uno studio dell'Fda del 1988 abbia identificato 9 casi di patologie alimentari dovute a formaggio contaminato e che in tutti e 9 i casi si trattava di formaggio pastorizzato. [10] 

In Gran Bretagna, anche se meno dell' 1% dei casi di avvelenamento alimentare sono stati provocati dai latticini di ogni tipo, sono state emanate norme igieniche severe per minacciare i piccoli produttori e in particolare quelli che usano latte non pastorizzato. [11] Nello stato del Rio Grande del Sul in Brasile, nuovi regolamenti igienico-sanitari vietano i pollai liberi nelle piccole aziende a conduzione familiare, accusati di trasmettere malattie ai polli in batteria. Le galline devono essere anche ammassate in speciali stanze dalle grandezze prescritte, e i muri devono essere piastrellati fino a quattro metri d'altezza, una cosa che pochi piccoli produttori possono permettersi.Le leggi sanitarie stanno anche eliminando tutti i vivai di agrumi che così possono essere rilevati dalle grandi compagnie vivaistiche. [12] 

In Italia le leggi sanitarie stanno mettendo fine alle produzioni tradizionali di antiche specialità locali, come il lardo di Colonnata, che da almeno cinque secoli non ha mai causato alcun problema alla salute umana anzi veniva usato anche per curare certi malesseri. [13] In Gran Bretagna il 50% dei mattatoi hanno dovuto chiudere perché classificati non igienici e non avevano i mezzi per mettersi a norma degli assurdi regolamenti della Ue. Di conseguenza, adesso gil allevatori devono trasportare i loro animali per lunghe distanze, pigiati in condizioni ora davvero antiigieniche, ai pochi mattatoi rimasti, sottoponendo gli animali ad un grosso stress, riducendo la qualità della came e costringendo i piccoli produttori a spese di trasporto per molti di loro insostenibili. [14] 

In India, un solo caso di adulterazione dell'olio di senape, che persino il Ministro della Sanità considera essere stato provocato da coloro che ne avrebbero poi ricavato dei vantaggi, ha dato al governo il pretesto per approvare una norma che vieta la produzione e il consumo di un condimento così diffuso ed essenziale. Questo, come sottolinea Vandana Shiva, può solo portare all'estinzione di una coltivazione che è strategica per il sistema agricolo e la cultura alimentare dell'India, mettendo in pericolo la sussistenza di milioni di piccoli contadini. Il solo scopo possibile di questa normativa, insiste Vandana Shiva, è giustificare la massiccia importazione di olio di soia dagli Stati Uniti - molto del quale è prodotto dalla soia geneticamente modificata della Monsanto, che al momento è difficile da vendere in Europa e sempre di più anche in altre parti del mondo. [15] Peggio ancora, il governo indiano ha approvato una legge che rende obbligatorio l'imbottigliamento dell'olio alimentare, anche questa volta in nome dell'igiene, incrementando così i costi di produzione e provocando la chiusura di più di 1 milione di piccoli frantoi locali in cui si pratica la spremitura a freddo. 

Nel maggio del 2000 il governo francese ha superato ogni limite quando ha varato la normativa che imponeva a ogni punto vendita nei mercati all'aperto di avere l'elettricità, l'acqua corrente insieme a cabine frigorifere dove pesci, carne e latticini devono essere tenuti ad una data temperatura. Perciò i mercati all'aperto senza queste tecnologie sono ritenuti del tutto non igienici e quindi una seria minaccia per la nostra salute. Eppure è riconosciuto unanimemente che questi mercati sono centri di vita sociale nelle zone rurali in tutta la Francia e una grossa fetta dei piccoli agricoltori francesi vi dipendono per la vendita dei loro prodotti. E ovvio che un gran numero, forse il 40% dei comuni che governano i 6000 paesi e villaggi nei quali ancora prosperano circa 20.000 mercati di strada non possono permettersi simili costose installazioni. Fortunatamente, ma anche prevedibilmente, ci fu una enorme opposizione da parte dell'opinione pubblica al punto che il governo dovette ritirare la normativa - almeno temporaneamente - forse in attesa di un momento più propizio in cui reintrodurla in una forma meno visibile. 

Abolire le Cucine Domestiche
Le nuove norme igienico-sanitarie non vengono introdotte solo per levare di mezzo i piccoli produttori e commercianti di alimenti. Le grandi compagnie cercano di appropriarsi anche di tutte le attività che si sono sempre svolte gratuitamente all'interno delle pareti domestiche. Si sono rese conto che anche cucinare il pasto di famiglia può essere mercificato e monetizzato, fornendo così all'industria alimentare un nuovo mercato lucrativo. Nel Regno Unito, un compiacente Ministro della Pubblica Istruzione ha tolto dai programmi ministeriali l' "economia domestica", una materia che comprendeva la cucina, e l'ha sostituita con una versione modernizzata e tecno-intensiva. L'ha chiamata "tecnologia alimentare", e anche la cucina è ora stata ribattezzata "unità di tecnologia alimentare". Il programma adesso prevede l'insegnamento di come il cibo è fabbricato - non cucinato - nelle industrie. Viene sottolineato nel corso che questo e il modo più "efficiente" ed "economico" di produrre il cibo più nutriente, igienico e quindi più sicuro. 

Una delle cose che viene insegnata agli studenti nel loro corso di "tecnologia alimentare" è come si fa la pizza. Naturalmente devono usare ingredienti igienici e già pronti. Quando li hanno scelti, devono collegarsi a un computer, analizzare la pizza nei suoi "contenuti nutritivi" e progettare il contenitore di plastica più adatto, sul quale le informazioni nutrizionali, calcolate naturalmente dai computer, appariranno prontamente. 

Se le cucine domestiche vengono considerate poco più che relitti di un passato antiigienico, le cucine scolastiche, o meglio le "unita di tecnologia alimentare" sono considerate anche loro terribilmente antiigieniche e sistematicamente chiuse, affinché i bambini possano essere nutriti con cibo industriale a basso costo, prodotto in massa e generalmente devitalizzato, scodellato a profusione da catene di montaggio di catering ultra-igienicamente tecnologiche. [16] Tim O'Brien chiarisce perché "non va messa sotto accusa l'igiene nelle cucine domestiche, ma le squallide condizioni delle industrie alimentari". [17] Egli dimostra, prove alla mano, come l'agricoltura industriale, per sua natura, può solo portare alla diffusione di malattie. Respinge l'idea prevalente che i piccoli produttori alimentari non igienici siano responsabili delle ricorrenti epidemie da avvelenamento alimentare. Infatti, le politiche dei governi li hanno già eliminati quasi tutti e non ce ne sono mai stati così pochi come oggi. Invece la produzione alimentare, come si è visto, è adesso in mano a pochissime enormi compagnie. In "condizioni ideali" come queste, l'avvelenamento alimentare dovrebbe ora essere un lontano ricordo del passato, ma è vero il contrario. 

Nel Regno Unito i casi sono diventati sette voile più numerosi arrivando a circa un milione di eventi l'anno. [18] Negli Stati Uniti, secondo il Center for Disease Control (Cdc, Centro per il Controllo delle malattie), 81 milioni di americani soffrono ogni anno di una qualche forma di avvelenamento alimentare, anche se ii dato di 266 milioni, testimoniato da Maurice Potts - uno dei dirigenti del Cdc - forse si avvicina di più alla realtà. [19] Ciò dimostra in modo inoppugnabile che sono i grandi produttori industriali, non i piccoli contadini e trasformatori, gli unici responsabili delle ricorrenti epidemie di avvelenamento alimentare e anche di altre crescenti patologie. 

La Salute dei Nostri Animali negli Allevamenti Industriali
Se si pensa alle condizioni in cui vengono tenuti, non c'è da sorprendersi se la salute degli animali negli allevamenti intensivi è cagionevole. Oltre all'afta epizootica e alla mucca pazza, veniamo a sapere dal Ministero dell'Agricoltura che c'è ora un'incidenza di Aids bovino (chiamato Biv invece che Hiv), l'anticorpo del quale si trova nel 10% del latte delle mucche allevate in Inghilterra. [20] C'è anche una crescente incidenza di diarrea virale bovina e anche di Morbo di Johne che si può collegare al Morbo di Crohn negli esseri umani. [21] La tubercolosi bovina e la mastite sono anch'esse in crescita: aumentano nel Regno Unito di circa ii 18% l'anno. [22] Viene data la colpa ai tassi selvatici, mentre la vera causa è lo stress a cui sono sottoposte le mucche nutrite in modo indecente e fatte produrre più latte possibile. 

Oltretutto, la salute dei nostri animali allevati in modo industriale non può che peggiorare ancora se i governo permette l'uso di Rbgh (Recombinant Bovine Growth Hormone), una versione geneticamente modificata di un ormone ricorrente che aumenterebbe la produzione di latte del 15% o più e che la Monsanto sta commercializzando in modo aggressivo. Ciò renderà le mucche molto più a rischio rispetto a malattie come la mastite, aumenterà il numero di vitelli nati deformati o morti e accorcerà la vita delle mucche stesse. Solo uno stupido può credere che alimentare persone con latte di animali malati non possa avere serie conseguenze. Ciò è particolarmente vero per il latte ottenuto da animali curati con Rbgh. Sappiamo che il latte ottenuto da mucche che soffrono di mastite, la quale ne colpisce la maggior parte, contiene pus, e la malattia solitamente viene curata con antibiotici, di cui rimangono tracce nel latte e che contengono anche livelli alti di un altro ormone, l'Igf1, il consumo del quale da parte dell'essere umano può far aumentare i casi di cancro. [23] Se tenere animali in condizioni intensive di sfruttamento porta necessariamente alla diffusione di malattie, la stessa cosa vale anche per gli allevamenti intensivi di salmone. [24] 

L'Uso di Antibiotici
E' certo che i problemi più sen legati alla produzione alimentare intensiva riguardano l'uso degli antibiotici come promotori della crescita e per scopi terapeutici. E in gran parte l'uso degli antibiotici responsabile della resistenza sviluppata dai patogeni a questi farmaci, che sono gli stessi o molto simili a quelli usati per la cura delle malattie umane, comprese quelle serie come polmonite o tubercolosi. Questa resistenza sta aumentando a una velocità tale che potremmo anche essere nell'anticamera di un'era postantibiotica e pochi altn sviluppi avranno sulla salute umana conseguenze maggiori. Anche se si può evitare l'uso degli antibiotici promotori della crescita, il loro uso terapeutico è essenziale se grandi numeri di animali devono essere stipati insieme in uno spazio ristretto e sottoposti in questo modo a condizioni di notevole stress. [25] 

L'irradiazlone nucleare del nostri alimenti in nome dell'igiene Altrettanto preoccupante è il fatto che la vulnerabiità dell'agricoltura industriale alle epidemie di avvelenamento alimentare stia fornendo un pretesto per l'industria nucleare, assieme ad altre attività consimili, per ottenere che i governi impongano l'irradiazione degli alimenti, specialmente quelli importati dall'estero dove, in alcuni casi, il bestiame è tenuto in condizioni ancora peggiori che nel mondo industrializzato. Si tratta di un provvedimento davvero cinico dal momento che, tra le altre cose, i manzo irradiato contiene sostanze chimiche non testate e potenzialmente cancerogene. In particolare conterrà un livello di benzene, già riconosciuto come altamente cancerogeno, una decina di volte più alto di quello contenuto nel manzo non irradiato. [26] 

E' vero che lo scoppio di malattie infettive come conseguenza dell'importazione di alimenti prodotti all'estero in cattive condizioni si è già verificato. Una grande epidemia da infezione di Shigella Sonnei è avvenuta in Gran Bretagna, [27] Norvegia e Svezia nel 1994, a causa dell'importazione di lattuga èontaminata dal sud Europa. Ma l'unica soluzione è importare dall'estero meno prodotti alimentari, che sono pericolosi in ogni caso perché è facile che contengano microrganismi per i quali non abbiamo avuto il tempo di sviluppare un'immunità e che saranno da quel momento patogeni per il pubblico del paese importatore. L'aumento delle importazioni sta, tra l'altro, portando allimite il sistema di sicurezza alimentare. David Kessler, ex-commissario del Food and Drug Administration (Fda) degli USA, lamenta: "cento anni fa abbiamo costruito un sistema che ha funzionato molto bene per un mondo all'interno dei nostri confini. Ma non abbiamo costruito un sistema per un mercato globale". [28] Inoltre, nell'attuale sistema di globalizzazione del commercio, il massiccio aumento delle importazioni ed esportazioni rende inevitabile il fatto che una malattia che colpisce gli allevamenti in un'area circoscritta, che in condizioni normali avrebbe effetti solo sulla popolazione locale, può ora diffondersi rapidamente più o meno in tutto il mondo. E successo proprio questo con i polli alla diossina che hanno provocato bo scandalo in Belgio nel 1999. 

La stessa cosa è avvenuta con la mucca pazza e con l'afta epizootica. Quest'ultima è una malattia con cui dobbiamo imparare a convivere e gradualmente le nostre mandrie si adatteranno come è successo in India, dove ora è considerata secondaria. Se ogni volta che questa malattia riappare invariabilmente decidiamo di abbattere tutte le mucche nelle zone colpite non facendo niente per prevenire gli effetti a lungo termine, finiremo semplicemente per annientare la gente delle campagne. Se vogliamo davvero prevenire la periodica ricomparsa dell'afta, non abbiamo altra alternativa che uscire dall'economia gbobale, proibire le importazioni di mucche e della carne che ne deriva, e allevare mucche solo per nostro uso, il che non dovrebbe essere un problema dal momento che importiamo più o meno la stessa quantità di carne bovina che esportiamo. In altre parole, è solo in una economia rigidamente locale che l'incidenza di questa ed altre malattie simili può essere ridotta e in alcuni casi anche eliminata. 

Ciò è ancora più evidente nel caso degli alimenti contaminati con Bse. Le preparazioni alimentari a base di carne di vecchie mucche da latte sono quelle a più alto rischio di contaminazione, come indicato dal gruppo dell'International Herald Tribune Insight, e finiscono poi nelle polpette di manzo, nelle torte di carne e nei ripieni di pasta: negli hamburger ci può essere la carne di più di 60 animali diversi. Una parte della carne più a buon mercato è strappata da macchine con getti ad alta pressione direttamente dalle ossa, che sono ad alto rischio di infezione in una mucca malata. Ogni mucca fornisce circa 7 chili di carne recuperata tecnologicamente, che vengono incorporate in partite di 5-7 tonnellate. Lo Standing Scientific Committee della Ue ha stimato che ogni partita contiene carne proveniente da circa 1000 animali "ciascuno dei quali potrebbe infettare il tutto, mettendo a rischio ben 400.000 persone." (29) 

Inoltre non sono solo i consumatori di carne bovina che in Inghilterra corrono il rischio di contrarre la Bse (dando per scontato naturalmente che sia provocata dal prione contaminato), ma i derivati di carne potenzialmente infetti sono usati in tantissimi prodotti di trasformazione come lo zucchero candito, le caramelle gommose, la gelatina, il succo di frutta, il vino e la birra, la crema acida e lo yogurt, il formaggio fresco, il gelato, la margarina e la gomma da masticare. Queste partite di carne vengono anche usate in tutta una serie di prodotti confezionati come farmaci, comprese le vitamine di tutti i tipi spesso in pillole di gelatina, il 65% della quale è a base di ossa di mucca tritate. Sono presenti anche nelle capsule, nelle pillole rivestite, nelle soluzioni per trasfusione, nei trattamenti per l'artrite e la chirurgia plastica, nelle bende, nelle spugne dentali (usate in chirurgia), così come negli omogeneizzati per bambini, nei mangimi per cani, nelle preparazioni cosmetiche e anche nei vaccini, compresi i quelli contro la polio attivati da siero bovino britannico, prodotto quando il morbo della mucca pazza aveva raggiunto la sua massima diffusione e che lo si creda o no è stato somministrato a 11 milioni di bambini. E stato anche usato fino al 1993 nei vaccini contro il morbillo, gli orecchioni, la rosolia, la difterite e la pertosse. (30) 

Appare chiaro che l'intera popolazione della Gran Bretagna, assieme a moltissime persone in tutto il mondo, potrebbero essere state esposte a cibi infetti, con chissà quail conseguenze, e ciò dimostra quanto assurda sia l'idea stessa che la diffusione di malattie infettive possa essere contenuta e controllata nel mondo globalizzato in cui viviamo oggi. 

Germofobia
La presente isteria contro i germi, basata sull'immagine che abbiamo di loro come nemici dell'umanità da sterminare a tutti i costi senza riguardo per le conseguenze, non è senza precedenti. Il lavoro di Koch e di Pasteur, i due padri della microbiologia moderna, è stato interpretato in modo da provocare già nel 1890 una vera e propria mania dell'igiene. Nancy Tomes descrive come "la gente cominciasse a buttar via dalle proprie case tutto quello che poteva contenere germi", come imparò ad "evitare gli starnuti e i colpi di tosse degli altri" e a "cancellare dai costumi sociali e familiari consuetudini antiche come darsi la mano e baciare i bambini", e come gli alberghi "iniziarono ad usare lenzuola molto lunghe in modo che i clienti potessero ripiegarli sopra le coperte potenzialmente infette", come "le chiese adottarono calici individuali per la comunione e le città installarono fontane igieniche per sostituire il bicchiere comune potenzialmente contagioso". La Tomesracconta bene come ogni sforzo di evitare il contatto coi germi fosse considerato "una buona azione, una specie di liturgia, un passo verso la vittoria contro il male, poiché lo sporco è peccato." [31] 

I microbi, come ricorda la Tomes, erano spesso descritti in termini marziali: "attaccavano, invadevano, conquistavano il loro ospite umano"; il pubblico era anche messo su dai membri della professione medica: il dottor William Mays assicurava a tutti che i germi "cacciano in branchi" e un altro medico definì i germi "avvoltoi atmosferici." [32] Tutto questo naturalmente fu una cuccagna per gli imprenditori perché formò dal nulla un nuovo mercato per tutti i prodotti che potevano contribuire alla guerra contro i germi. Così la Johnson & Johnson cominciò con l'informare i lettori del Ladies Home Journal che "esistono particelle invisibili e onnipresenti chiamate germi che vivono dappertutto, si insediano velocemente nella carne a contatto con l'aria, con lo sporco, con l'acqua non bollita, nei vestiti, sulla pelle, suite bende sporche e sulle mani non sterilizzate. Possono provocare avvelenamento del sangue, infiammazione, cancrena, febbre alta, trisma e tutta una serie di complicazioni". Perciò tutti devono correre a comprare il cotone assorbente della Johnson & Johnson finché sono in tempo. [33] 

La pubblicità del disinfettante Listerine, nell'American Home Journal, metteva in evidenza i pericolosi germi presenti sulle mani umane; contenevano non meno di 17 malattie. Le madri venivano avvertite che "Se tu potessi guardare le tue mani al microscopio, esiteresti a preparare e servire i mangiare al tuo bambino, o a fargli i bagno, senza prima aver sciacquato le mani con Listerina pura." [34] Tuttavia, negli anni fra be due guerre, il vangelo dei germi "cominciò a perdere credibilità". Venne dimostrato, ad esempio, che "l'aria contenuta nella stanza più fetida e nella più buia delle fogne non contiene bacilli capaci di provocare malattie". A Cuba, una commissione americana guidata dal chirurgo militare Walter Reed dimostrà che "le lenzuola e il vestiario di pazienti affetti da febbre gialla non trasmettono la malattia ad una persona sana, nemmeno quando questi capi di vestiario e di bianchenia sono pieni dei loro escrementi". 

In questa nuova situazione il linguaggio della pubblicità dovette cambiare. [35] Da allora il motivo per dichiarare guerra ai germi non fu più il fatto che rappresentavano un pericolo di malattia ma piuttosto il fatto che abbassavano il proprio livello di accettabilità sociale, e naturalmente il fascino personale. Una ragazza con alitosi era descritta come "una eterna damigella d'onore di una sposa, mai una sposa". Comunque, oggi c'è una nuova isteria rampante nei confronti dei germi, nuovamente resuscitata per interessi commerciali, che cercano di aumentare al massimo il mercato degli infiniti disinfettanti e antibiotici in vendita. [36] L'ecologia del microbi Su basi puramente teoniche questa guerra è idiota. I microbi sono dappertutto. Possono prosperare in quasi tutte be condizioni. Come ci dice Bernard Dixon, "i microbi hanno una capacità unica di adattamento... non solo sono stati qui prima di noi, ma saranno loro, e non l'umanità, ad ereditare la Terra." [37] E ugualmente idiota fare una guerra chimica contro i vettoni di malattie. Le zanzare, per esempio, anche se non possono adattarsi ai veleni che gli spruzziamo addosso con la stessa velocità dei microbi, imparano comunque abbastanza presto a sopravvivere in molti modi diversi. Per esempio, durante una campagna dell'Organizzazione mondiale della sanità per sradicare la malaria nel Sud est asiatico, alcune zanzare impararono presto a non posarsi sui muri delle capanne spruzzate con Ddt, altre diventarono più grasse in modo che il velno si potesse diluire. 

Altre ancora svilupparono una spessa cuticola attraverso la quale il Ddt non poteva penetrare, mentre altre ancora formarono un enzima che scompone il Ddt in una sostanza innocua. Dobbiamo accettare il fatto che i processi vitali sono intelligenti, al contrario di quello che ci dicono i neo-darwinisti e i sociobiologi. [38] La guerra che continuiamo a combattere contro le erbacce, i funghi, i vermi (nematodi), i roditori e Dio sa cos'altro, e ugualmente idiota. Non abbiamo speranza di vittoria tranne che in alcuni ran casi. Eppure la guerra continua lo stesso, perché si fanno tanti soldi vendendo veleni. Sfortunatamente per noi, la scienza riduzionista e meccanicista che viene insegnata in quasi tutte le nostre università, serve a razionalizzare e quindi legittimare questo approccio semplicistico. 

Vandana Shiva la descrive molto bene, prendendo ad esempio la guerra contro i parassiti in agricoltura: "La scienza riduzionista si occupava solo dell'esistenza dei parassiti, non della loro ecologia. La soluzione che piaceva sia alla scienza che all'industria dei pesticidi era la produzione e la vendita di veleni per uccidere i parassiti". Un'industria di pesticidi proclamò in una pubblicità televisiva: 

"Il solo insetto buono è quello morto," (39) - come per i minatori e i taglialegna che invasero l'ovest americano "Il solo indiano buono e un indiano morto". Dobbiamo anche renderci conto che l'organismo umano, come tutti gli organismi biologici, non è fatto solo di cellule animali ma anche di cellule microbiche e le seconde sono più numerose delle prime in una proporzione di circa dieci a uno. L'essere umano quindi è un sistema sia microbico che biologico. 

Il grande microbiologo René Dubos, fondatore di quella che potremmo definire "ecologia della salute", definisce "utopistica" la nostra strategia di sterminio dei microbi. La vittoria dell'Oms contro il vaiolo viene considerata da Dubos come un evento estremamente raro e quindi difficilmente ripetibile. Egli ci avverte esplicitamente che "l'eliminazione di un tipo di microrganismo crea solo migliori opportunità per altri potenziali patogeni." [40] In ogni caso, non è assolutamente necessaria. 

Come nota Dubos:

"tra le persone che vivono senza servizi igienici, i microrganismi come il virus della polio si trovano ovunque e contaminano tutti; il risultato è che diventano spontaneamente immuni nei primi mesi di vita e la forma paralitica della polio è rara. Nelle nostre comunità, le pratiche sanitarie riducono al minimo il contatto precoce con il virus e perciò impediscono lo sviluppo spontaneo dell'immunità."[41]
 
La forma paralitica della poliomielite è quindi una malattia dell'igiene, come molte altre, in particolare molte malattie allergiche ed autoimmuni. Dobbiamo anche renderci conto, dice Dubos, che la nostra struttura anatomica e le nostre necessità fisiche sono state determinate, almeno in parte, "dai microbioti che hanno prevalso durante il nostro sviluppo evolutivo" e dai quali siamo completamente dipendenti. 

Abbiamo disperatamente bisogno di microrganismi come ad esempio i batteri intestinali e il lievito delle nostre budella, che producono vitamine e ci aiutano a metabolizzare il cibo. Ne abbiamo bisogno anche per il normale decorso del nostro sviluppo morfologico, come viene dimostrato chiaramente "dalle anormalità anatomiche e fisiologiche riscontrate negli animali senza germi." [42] 

Dubos li elenca e dice che in condizioni normali basterebbero solo alcune di queste anormalità a "precludere" la sopravvivenza degli animali senza batteri. La nostra dipendenza da microbioti indigeni è ulteriormente confermata dal fatto che molte delle anormalità che si trovano in animali senza germi vengono rapidamente corrette se gli animali vengono messi a contatto con il tipo giusto di batteri. [43] Una delle cose più importanti su cui insiste Dubos è che, in condizioni normali, anche potenziali patogeni possono convivere nei nostri corpi senza provocare malattie. In realtà, tali malattie si verificano solo raramente. Come dice Dubos, "sono più le volte in cui gli esseri umani possono ospitare in totale sicurezza batteri molto pericolosi di tutti i tipi, come la salmonella e la difterite, dato che solo in circostanze eccezionali sviluppano la malattia ad essi collegata." [44] 

Louis Pasteur, verso la fine della sua vita fece più o meno la stessa affermazione: "le microbe n'est rien, le terrain est tout (il microbo è niente; l'ambiente è tutto)". Ma, ci potremmo chiedere, in quali condizioni i microbi diventano patogeni? Per Dubos, la risposta sta nelle condizioni "che si differenziano da quelle in cui si e stabilito l'equilibrio evolutivo tra ospite e microbo." (45) 

Ciò avviene, per esempio, quando l'ospite ha deficienze nutritive o viene esposto ad agenti tossici o a certi tipi di stress, che creano un "disturbo fisiologico." [46] In altre parole "un cambiamento della nostra ecologia interna" e cioè "quando l'ospite viene esposto a microbi per i quali non ha sviluppato un'immunità in gioventù" o, addirittura, "perché sono stati modificati geneticamente e quindi la nostra stessa specie nel suo complesso non ne ha mai avuto esperienza". Sono sicuro che Dubos sarebbe d'accordo con queste affermazioni. In ogni caso dice, ed è il suo contributo più importante all'intera questione, che non sono i microbi a causare la malattia, ma una rottura dell'equilibrio tra l'ospite e la popolazione microbica che ne è parte essenziale. Questa, in sostanza, è la visione ecologica od olistica delle malattie infettive contrapposta all'approccio riduzionista e meccanicistico che è fondamentalmente sbagliato. 

Pasteur stesso notò che in certi casi il disturbo fisiologico al quale si riferisce Dubos potrebbe essere la prima causa dei processi infettivi invece che la loro conseguenza. Il virus dell'influenza per esempio potrebbe benissimo non essere la causa dell'influenza, ma solamente una delle sue conseguenze, e si potrebbe dire, uno dei suoi sintomi. In certi casi, una malattia, quale che sia la sua causa originaria, può essere stata solo una delle condizioni che ha reso possibile la comparsa del patogeno. La vera risposta, tranne naturalmente in situazioni di emergenza in cui un antibiotico può ancora salvare la vita, è di riportare l'equilibrio tra gli umani e i loro microsimbionti indigeni. E interessante notare che gli animali fanno proprio questo lasciandosi andare alla coprofagia (mangiare i propri escrementi) quando la loro ecologia interna è disturbata. Ciò avviene quando ricevono un'alimentazione deficiente in tiamina, riboflavina, vitamina B12 e altre vitamine presumibilmente sintetizzate dai microbi che fanno parte del loro biotipo indigeno. 

Che la prevenzione della coprofagia nei ratti abbia un effetto deleterio sulla loro salute è evidenziato dal fatto che "riduce il loro normale processo di crescita di circa il 20% anche quando viene loro somministrata una dicta completa". E particolarmente interessante notare che questo sembra applicarsi anche agli umani, come sottolinea Dubos, a giudicare dall'abilità dei vegetariani vegan di rimanere in salute anche se il loro apporto di vitamina B12 è estremamente basso. Ciò avviene perché "la sintesi batterica della vitamina ha luogo nell'intestino di questi vegetariani vegan così come avviene per le pecore e altri animali." [47] 

Un'altra considerazionc importante da fare è che i nostri microbioti indigeni ci proteggono in molti modi dai potenziali patogeni. Perciò l'eliminazione della normale flora batterica provocata dalla pastorizzazione del latte produce un ambiente intestinale sterile e quindi altamente igienico che non potrebbe essere più vulnerabile ad un potenziale patogeno. Il latte crudo d'altro canto ospita un grande numero di microrganismi diversi lasciando solo una piccola nicchia per il potenziale invasore patogeno, allo stesso modo dei vari ecosistemi interni all'organismo umano, come quello della bocca degli intestini. C'è un'evidenza crescente che i microbi residenti ci proteggono in maniera ancora più attiva. Garry Hamilton ritiene che funzionino da "prima linea di difesa del corpo". Un modo per ottenere lo stesso effetto è fabbricare e inoculare nell'organismo molecole che sembrano "inibire la crescita di microbi potenzialmente problematici." [48] 

Così, batteri di streptococco che vivono nella bocca inibiscono la crescita dello Streptococcus pneumoniae, che può provocare la polmonite, e dello Streptococcus pylogenes, l'istigatore del mal di gola. [49] Secondo Hamilton, i germi residenti possono portare il sistema immunitario a uno stato più alto di prontezza ndlla risposta alle malattie. Perciò il sistema immunitario di topi senza germi e sottosviluppato e "caratterizzato dalla quasi totale assenza di cellule infiammatorie nei tessuti del tratto digestivo, meno cellule plasmatiche produttrici di anticorpi; livelli più bassi di siero gammaglobuline e toppe di Peyer sottosviluppate (gli organi linfoidi secondari degli intestini là dove interagiscono le cellule immunitanie)." [50] 

Agli animali senza germi occorre più tempo affinché il loro sistema immunitario reagisca dopo la vaccinazione, e gli ci vuole più tempo anche per cicatrizzare. Le diverse comunità dei microrganismi che abitano nel corpo sono altamente dipendenti dal mantenimento delle condizioni ambientali più adatte all'interno di ciascuna nicchia. 

"Quindi, modifiche del PH, nella tensione dell'ossigeno, nella potenza ionica e in altri fattori squilibrano la struttura proprio come le fluttuazioni anormali possono danneggiare la natura di una foresta. Un fatto apparentemente innocuo come una riduzione della salivazione, carattenistica della sindrome di Sjogren, getta il disondine nell'ecologia orale." [51] 

Hamilton sottolinea anche che "questa sensibilità alle condizioni ambientali circostanti, sommata al ruolo che si suppone abbia la flora indigena come prima linea di difesa, fa pensare che le malattie infettive siano più legate alle conseguenze di un cambiamento ecologico che ad un assalto di germi." [52] O più precisamente sono la conseguenza del disordine ecologico che rende il corpo più vulnerabile a microbi potenzialmente mortali provenienti dall'esterno. 

Naturalmente, tutto questo risponde perfettamente alla visione ecologica di René Dubos sulle malattie infettive. Dubos riassume la sua posizione sull'argomento in maniera molto chiara e credo che valga la pena citarlo integralmente: "La ragione più importante della testarda resistenza dell'infezione risiede nella nostra incapacità di comprendere le interrelazioni tra l'uomo e il suo ambiente biologico. Ci sono molte forme di malattie infettive che non vengono prevenute o curate dall'igiene, dai vaccini o dai farmaci e che non possono essere riportate sotto controllo con questi mezzi ... Nelle nostre comunità le più comuni patologie microbiche sono oggi dovute a microrganismi onnipresenti nell'ambiente, persistenti nel corpo senza causare danni in cincostanze normali e hanno effetti patologici solo quando la persona infetta è in condizioni di stress fisiologico. In questo tipo di malattie microbiche, l'evento infettivo è meno importante delle manifestazioni nascoste del processo di infezione latente e dei disturbi fisiologici che trasformano l'infezione latente in sintomi evidenti e in malattia. 

Questa è la ragione per cui i metodi ortodossi basati sulle dottrine classiche di epidemiologia, immunologia e chemiotenapia non bastano ad affrontare il problema delle malattie endogene. Il bisogno è quello di sviluppare procedure per ristabilire l'equiibrio tra l'ospite e il parassita." [53] La gente sta appena cominciando a comprendere tutto questo. Secondo il Dottor John Warner del Department of Child Health dell'Università di Southampton "c'è sempre meno discussione sul fatto che la mancanza di sporco nella nostra vita sia nesponsabile del drammatico aumento dei casi di asma (il 5% dei bambini ne soffriva vent'anni fa e oggi siamo arrivati al 20%)". Egli nota che anche nei paesi in via di sviluppo i casi stanno aumentando e particolarmente tra i più agiati che hanno adottato uno stile di vita occidentale. 

"Ogni evidenza nelle ricerche sull'asma" ci dice Warner "sta iniziando a dimostrare che le nostre vite relativamente sterili impediscono ai bambini l'esposizione, al momento giusto, ai batteri che dovrebbeno fiorine nel piatto dando una spinta al sistema immunitario pen renderlo capace di combattene gli allergeni". Secondo Warner "questa teoria aumenta la sua credibiità ogni volta che escono i risultati di una nuova ricerca sull'argomento." [54] 

Già adesso, secondo Warner, ad alcuni bambini, a volte di appena poche settimane, vengono somministrati batteri in grado di rafforzane il loro sistema immunitario contro malattie che possono essere presenti nella regione in cui abitano: prn esempio i batteri di lactobacillus che sono una componente essenziale della nostra microbiologia, e anche il Bcg, un batterio simile a quello della tubercolosi, in zone dove questa patologia è endemica. 

Michael Doyle, direttore di un Centro Universitario per la sicurezza alimentare, sottolinea che "nella maggior parte degli animali questi batteri benevoli hanno ucciso nel giro di due settimane tutti i batteri dell'Escherichia coli 0157 in una guerra fra germi all'interno del tratto gastro-intestinale." [55] Negli ultimi anni è stato lanciato un nuovo medicinale veterinanio chiamato CF-3 o "Pre-empt" contenente un mix di "microbi benefici" normalmente presenti nelle galline e approvato dalla Federal Drug Administration degli Usa nel marzo 1998. Si tratta di un passo avanti veramente incoraggiante. Tuttavia, se si vuole spaccare il capello in quattro, Si piò obiettare che Preempt fornisce solo, in modo artificiale e dispendioso, un'immunità contro l'azione dei patogeni che sarebbe trasferita in modo naturale da una chioccia madre ai suoi pulcini in gran parte tramite i suoi escrementi, se non fosse totalmente separata dai suoi piccoli negli allevamenti industriali modenni. La vera soluzione è perciò tornare a metodi più naturali di allevamento delle galline: su piccola scala e con meno igiene. 

Una relazione presentata al Congresso annuale della American Association for the Advancement of Science descrive esperimenti simii condotti recentemente all'univensità della Georgia che hanno rimosso con successo il ceppo 0157 dell'Eschenichia coli, così pesantemente coinvolto nella recente diffusione di avvelenamenti alimentari in Gran Bretagna e altrove, somministnando coltune "probiotiche" di altri ceppi dell'Eschenichia coli innocui per gli esseri umani e gli animali, comprese le mucche che ospitano il batterio. Tutto ciò dovrebbe chiarire ii fatto che le nuove norme igieniche hanno pochissimo a che fare con la riduzione degli avvelenamenti alimentari nel grande pubblico. Il loro obiettivo è contribuire ulteriormente alla vergognosa politica di trasferire la produzione e distribuzione alimentare nelle mani di un pugno di colossali compagnie multinazionali irresponsabili che, nell'economia globale che abbiamo costruito, ona determinano le politiche dei governi in quasi tutti i settori dell'economia. 

Se vogliamo davvero miglionare la nostra salute e in particolare ridurre drasticamente l'incidenza degli avvelenamenti alimentari, questa politica deve essere totalmente ribaltata. Significativamente i Ministri dell'Agricoltura di Germania e Italia hanno recentemente affermato con dovizia di parole che l'era della produzione alimentare industriale è finita. Non così in Gran Bretagna, dove il Ministro dell'Agricoltura ha ammesso pubblicamente l' 11 aprile 2001 che la politica ufficiale del governo è di eliminare quello che resta delle comunità rurali e delle piccole aziende agricole, pen favorire le grandi industrie agroalimentari che, ci informa, sono più "produttive", mentre naturalmente è vero l'opposto e, suppongo, sono anche molto meno igieniche. Il Ministro evidentemente vive in un altro mondo. Ogni persona di buonsenso deve rendersi conto oggi che la produzione industriale del cibo deve essere abbandonata e molto in fretta. Nel frattempo si devono prendere i provvedimenti politico legislativi adatti a garantire la rinascita di un sistema di produzione alimentare decentrato, nelle mani di piccoli e indipendenti contadini, produttori di formaggio, fornai, macellai e commencianti alimentari, impegnati a produrre cibi sani, naturali, biologici, per un mercato in massima parte locale. 

La gente ora è pronta per questa transizione. E del tutto disincantata dalla produzione industriale di alimenti e ha tutte le ragioni per esserlo. Le vendite di cibi biologici stanno aumentando enormemente. Il mercato del biologico in Gran Bretagna cresce del 40% ogni anno e continuerà a crescere, specialmente se il governo aiuterà a creare le condizioni giuste: il che finora non ha fatto assolutamente. Solo un sistema di produzione alimentare simile può assicurare la salute pubblica e fornire i mezzi per una sussistenza stabile di una parte significativa della nostra popolazione, garantendo anche l'infrastruttura economica per una comunità sana e fondata sul mondo rurale. Sono convinto che solo un sistema alimentare del genere può iniziare a soddisfare i principali imperativi biologici, sociali, ecologici e morali. 



Riferimenti bibliografici 

1. Vandana Shiva, Yoked to Death, Globalization and Corporate Control of Agriculture, p.41. Research Foundation for Science, Technology and Ecology, New Delhi 2001. 
2. Madden P., Raw Deal, p.56. Christian Aid, London 1992.
3. Kai Mander and Alex Boston, in Jerry Mander and Edward Goldsmith, The Case Against the Global Economy and for a Turn Towards the Local, 1996. 
4. Vandana Shiva, 2001, op.cit., p.23. 
5. See The Ecologist Vol. 20 No. 6, 1990, pp.216-217.
6. Dr Miller of the Hoover Institute, cited in "Paid Protection" by Rachel Burnstein, Mother Jones Magazine Jan-Feb 1997, p.42. Quoted by Steve Gorelick in an unpublished article, "The Regulatory Myth". 
7. Steve Gorelick, ibid., p.43. 
8. Wendell Berry The Unsettling of America, p.41. 
9. Helen J. Simon, "Cider Pasteurization Urged Regulation could hurt small Vermont firms". Burlington Free Press, Vermont, 28 February 2000, p.1. 
10. Ross Hume Hall, "Will fear of germs stymie a small farm revival in the US?" 
11. Arthur Cunynhame, "British cheesemakers under threat" in How bogus food regulations are killing real food.
12. José Lutzenberger and Edward Goldsmith, "Killing off small farms in Brazil" in The Ecologist Report, June 2001, pp.16-17. Read it here. 
13. Giorgia Ferigo, "Can the Laardo di Colonnata survive?". In The Ecologist Report June 2001, p.24. 
14. Richard Young, "Hooked on antibiotics". In The Ecologist Report June 2001, pp.21-23. 
15. Vandana Shiva, "The Mustard Oil Conspiracy" in The Ecologist Report June 2001, pp.27-29. 
16. The British Meat Education Trust, The meat in your sandwich (videotape) 2000. 
17. Tim O'Brien, "Factory farming and human health", in The Ecologist Report June 2001, pp.30-34. 
18. Michael Day, New Scientist 28 August 1997. 
19. Ronnie Cummins & Ben Lilliston "Organics under fire, the U.S. debate continues", The Free Press, Food Matters, January 25th 1999. 
20. MAFF Consumer Panel, 1994. (Bovine Immunodeficiency-like Virus (BIV), Press Release CP (94) 19/2. 
21. Richard Young, personal communication. 
22. Richard Young, ibid.. 
23. Helena Norberg-Hodge, Todd Merrifield and Steven Gorelock, "Bringing the Food Economy Home". International Society for Ecology and Culture, October 2000. 
24. Stephanie Roth, "The horrors of intensive salmon farming", The Ecologist Report, June 2001, pp.35-38. 
25. Richard Young, "Hooked on antibiotics". The Ecologist Special Issue June 2001, pp.39-40. 
26. Samuel Epstein, "Hooked on nuclear irradiation, too?". The Ecologist Special Issue June 2001, pp.41-43. 
27. Fact Sheet No. 124, WHO/OMS, 1998, concept. 
28. Insight Team, International Herald Tribune 7 December 2000. 
29. ibid.. 
30. ibid.. 
31. Nancy Tomes, The Gospel of Germs, p.11. 
32. Nancy Tomes, ibid., p.11. 
33. Joanne Brown, "Crime, Commerce and Contagion. The political language of public health and the popularization of germ theory in the United States, 1870-1950" in Ronald G. Walters, ed. Scientific Authority in the 20th Century, p.10. 
John Hopkins University, Baltimore and London. 34. Nancy Tomes, ibid., p.249.
35. Nancy Tomes, ibid., p.247. 
36. Nancy Tomes, ibid., p.248. 
37. Bernard Dixon, 1994, "The Power Unseen - how microbes rule the world". 
38. David Merrill, 1985, Ecological Genetics, pp.179-180. Longman, London. 
39. Vandana Shiva, op.cit. 
40. René Dubos, Man Adapting, p.381. Longman, 1962. 
41. René Dubos, ibid., p.88. 42. René Dubos, ibid., p382.
43. René Dubos, ibid.. 
44. René Dubos, op.cit. p.110. 
45. René Dubos, ibid., p.134. 
46. René Dubos, ibid., p.111. 
47. René Dubos, ibid., p.112. 
48. Garry Hamilton, "Why we need germs", the Ecologist special issue, June 2001, p.46-54. 
49. Garry Hamilton, ibid.. 
50. Garry Hamilton, ibid.. 
51. Garry Hamilton, ibid.. 
52. Garry Hamilton, ibid.. 
53. René Dubos, ibid. p.44. 
54. Sarah Bosely, The Guardian 3 May 2000.
55. Clive Cookson, "Friendly bacteria could wipe out lethal e-coli form", Financial Times 9 February 2001. 



Traduzione di Nicholas Bawtree e Annarita Pescetelli.
 

Nessun commento:

Posta un commento