lunedì 10 ottobre 2011

L'orgoglio italiano davanti alla crisi finanziaria.

Se c'è una cosa che mi dà fastidio dell'italiano medio,quella è l'esterofilismo.Quello che fanno gli altri è sempre meglio,sempre più innovativo,più all'avanguardia,più serio.
Sembriamo soffrire una sorta complesso di inferiorità cronico.Per cui: "eh,mai i tedeschi","sì ma in Francia","guarda sono stato a Londra","con gli scandinavi non c'è paragone","la Spagna ormai ci ha messo sotto"...
Il nostro amor patrio è un sentimento che estrinsechiamo solo se dobbiamo confrontarci sul cibo,il calcio e la gnocca.In questi tre casi il tricolore si alza e sventola maestoso.Per tutto il resto,no contest.

Quanto sopra è il terreno su cui poggia l'assoluta libertà delle tre sorelle del Rating(Moody's,S&P e Fitch)di "downgradarci" come vogliono.Già,perchè la funzione di queste agenzie sarebbe(o meglio,dovrebbe essere) quella di analizzare i dati e gli indicatori economici di un Paese,delinearne gli scenari di sviluppo e,solo per ultimo,incrociarli con la situazione politica.Alla fine di questo lavoro,il risultato dovrebbe essere il giudizio sul grado di affidabilità della nazione nell'onorare i suoi impegni finanziari.


Questa sarebbe la teoria.Nella pratica i recenti giudizi sull'Italia non sembrano per niente seguire questo protocollo operativo.I giudizi assomigliano sempre di più a valutazioni puramente politiche.Certo,l'avere al timone Berlusconi,ahinoi,offre il fianco ad ogni tipo di attacco,ma non basta a giustificare la mortificazione eccessiva che viene riservata al nostro Paese.E tutto questo nella quasi totale rassegnazione e mancanza di orgoglio.



E' vero,abbiamo una serie di limiti strutturali che frenano il nostro sviluppo potenziale:il debito pubblico,l'evasione e l'elusione fiscale,il divario Nord-Sud,il deficit energetico e quello infrastrutturale.
Ciò nonostante,negli ultimi vent'anni il nostro posizionamento nell'economia mondiale non è peggiorato.E questo perchè abbiamo delle peculiarità tipicamente italiane che ci consentono di bilanciare le nostre deficienze.


Allora è il caso di ricordare i nostri punti di forza,quelli che nonostante tutto ci rendono una nazione ricca e sviluppata:

  • basso debito delle famiglie e un buon livello assoluto, medio e mediano della ricchezza delle famiglie stesse
  • qualità della vita tra le più alte (siamo secondi nel G-20 per The Economist)
  • sistema pensionistico e di welfare che assicura una buona sicurezza sociale
  • posizionamento molto importante nella manifattura, nell'agricoltura e nel turismo a livello mondiale
  • elevato livello di produttività aggregata (siamo terzi nel G-20 dietro Stati Uniti e Francia)

Il nostro è,fortunatamente,un Paese in cui l'economia reale ha ancora il primato sull'economia finanziaria. Mentre siamo settimi nel G-20 per dimensioni del Pil a valori correnti, siamo quinti per generazione di valore aggiunto manifatturiero e abbiamo il quinto miglior surplus commerciale con l'estero nei manufatti non alimentari. Eccelliamo nella bilancia commerciale dei beni per la persona e la casa dove siamo secondi (superati solo in volume, ma non certo in qualità, dalla Cina) e siamo terzi nella meccanica non elettronica e nei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli ( superati soltanto da Germania e Giappone quanto a surplus commerciale).Sui 5.500 prodotti su cui è suddiviso in dettaglio il commercio internazionale,l'Italia risulta essere nelle prime 3 posizioni come esportatore di ben 1000 di essi.



Non finisce qui.L'Italia vanta anche il maggiore attivo commerciale con l'estero per la frutta fresca a livello dei paesi del G-20 e anche il più elevato export di prodotti trasformati della dieta cosiddetta mediterranea ( derivati del pomodoro, pasta, olio d'oliva, vini, caffè torrefatto). Il nostro paese è altresì primo per siti patrimonio mondiale dell'Unesco,terzo nel G-20 per entrate turistiche e quarto per arrivi internazionali dietro Usa, Francia e Cina. Ma per numero di pernottamenti di turisti stranieri siamo davanti alla stessa Francia e singole città, province o regioni italiane ( come Venezia, Roma o il Trentino- Alto Adige) ospitano ogni anno più turisti stranieri di intere nazioni.


Non male vero?


Se aggiungiamo a questi dati il fatto che la ricchezza privata netta degli italiani è ben quattro volte superiore a quell'iperbolico numero che risponde al nome di debito pubblico(1.935.500.000.000 di euro),allora il quadro è completo.

A questo punto viene il dubbio che la morbosa attenzione internazionale sull'Italia ed il suo debito nasconda qualche altro obiettivo.Che qualcuno magari stia mirando a costringerci a svendere i gioielli di famiglia(Finmeccanica?),papparsi le nostre banche insieme ad i nostri risparmi(i più elevati al mondo).Ed in generale smantellare i punti di forza di un sistema che nonostante tutto(classe dirigente politica sopra ogni cosa),riesce a tenersi a testa alta tra le nazioni più ricche del pianeta.E che si poggia su:
  • il primato dell’economia reale sull’economia finanziaria
  • il primato dell’attività manifatturiera che ci vede secondi solo alla Germania;
  • il primato della piccola e media impresa che ha saputo conquistare la leadership di nicchie di mercato nel mondo
  • il primato del familismo economico che sa aggiustare consumi, risparmi e investimenti
  • il primato del localismo, dove la qualità comunitaria diventa un valore aggiunto del territorio
  • il primato della banca locale intesa come banca che interagisce attivamente con il territorio
Tutto questo non significa che siamo senza problemi,ne abbiamo eccome.Ma allo stesso tempo abbiamo un solido terreno su cui poggiare il nostro futuro,anche nei marosi che contraddistinguono la situazione economico-finanziaria attuale.
Quindi fuori gli sciacalli della finanza predatrice:non facciamoci infinocchiare!

Stay tuned

2 commenti:

  1. Buongiorno,
    mi trovi d'accordo su tutta la linea- Ho appena cominciato a leggere il tuo blog e lo trovo moooolto più interessante di tanti blog politici che dovrebbero essere illuminanti. Ma su questi se ne dirà un'altra volta.
    Oggi volevo solo aggiungere che le statistiche europee sono quasi sempre stilate in modo da penalizzare l'Italia. Faccio un solo esempio, i dati sulla lettura dei quotidiani.
    La statistica viene effettuata sui giornali comprati e non su quelli effettivamente letti.
    Non si tiene conto del fatto che in Italia è molto diffusa l'usanza di leggere il giornale al bar dunque un unico giornale per molte persone. Si dovrebbe anche tenere conto dell'aspetto anticonsumistico della questione.
    Ma soprattutto la statistica comprende ogni tipo di quotidiano compresi i vendutissimi tabloid che nel nostro paese per fortuna quasi non esistono. Risulta quindi che, ad esempio , gli inglesi sono avidissimi lettori di quotidiani ma non se ne specifica il livello. Con tutto il rispetto per un popolo che stimo molto e tra la cui gente ho molti amici.
    Di tali esempi ne esistono molti ma come tu dici la nostra classe politica non è per nulla in grado di difendere le nostre posizioni. Anzi se non saranno fermati smantelleranno tutto quel che resta.
    Saluti,
    Paolo

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  2. Ciao Paolo,benvenuto.
    Ti ringrazio per l'apprezzamento che mostri verso il mio blog.
    Le tue considerazioni su certe statistiche sono condivisibili.Quella dei quotidiani è poi tragicomica per come viene impostata...
    Siamo purtroppo condannati sempre da un senso di minorità che ci auto-imponiamo.L'orgoglio non è il tratto che ci distingue.E questo ci costa molto caro;soprattutto perchè questo difetto si sente ancora di più sul piano politico,dove arriva a vette assurde.Soprattutto di questi tempi.
    Saluti

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