In Italia, diciamocelo, non ci siamo mai fatti mancare niente. Abbiamo sperimentato ogni sorta di situazione o problema possibile:
- siamo entrati in guerra da una parte e ne siamo usciti da un'altra
- Nel mezzo abbiamo avuto una guerra civile
- Dalla macerie abbiamo ricostruito una Nazione, portandola tra le prime 7
- Abbiamo sfiorato colpi di stato
- Vissuto una lunga stagione di terrorismo
- Convissuto con Mafie contigue allo Stato
- Abbiamo visto implodere la Dc ed evaporare il Pci
- Abbiamo avuto, ed abbiamo, Berlusconi in politica
- Abbiamo anche avuto a che fare con una fortissima inflazione
Quello che non abbiamo mai sperimentato è la deflazione. Ma sembra proprio che siamo sul punto di rimuovere questa lacuna... Ora, visto che si tratta di un fenomeno non molto conosciuto, è il caso di chiarire bene cosa sia.
La deflazione è la diminuzione nel tempo del prezzo dei beni e dei servizi. Intuitivamente, è il contrario dell’inflazione, che si verifica invece quando i prezzi salgono. Tecnicamente, si verifica una deflazione quando il tasso di inflazione scende sotto lo 0 per cento.
Detto così sembrerebbe una cosa buona: i prezzi invece di salire scendono, con gli stessi soldi compro più cose, la mia ricchezza aumenta. Purtroppo non è così.
Quando i prezzi calano, chi potrebbe comprare evita di farlo perché aspetta che i prodotti costino meno, dunque i consumi rallentano. Nel frattempo il calo dei consumi diminuisce la produzione e la redditività delle aziende; quindi scendono anche gli stipendi ed i posti di lavoro.
Chi potrebbe investire rinuncia, perché pagherebbe più cari oggi impianti per produrre beni che domani andranno sul mercato a prezzi più bassi.
L’unico fattore in aumento è il debito, pubblico e privato. Perché mentre gli interessi continuano a fare il loro percorso, e quindi a farlo crescere, la ricchezza necessaria a ripagarlo si restringe.
A tutti gli effetti, la deflazione è ancora più pericolosa di una forte inflazione.
In Grecia il fenomeno è già in azione, e questo nonostante le cure da cavallo impostegli dalla Troika. A dimostrazione del fatto che le ricette di Bce-Ue-Fmi non hanno nessuna capacità migliorativa dell'economia, ma che semmai contribuiscono solo a peggiorarla.
Qui in Italia non siamo ancora tecnicamente in deflazione. Ma la mancanza cronica di crescita del Pil, le prospettive negative per il futuro (checchè ne dica Saccomanni) e la costante diminuzione dei prezzi, lasciano presagire un prossimo ingresso in area deflattiva.
Rimedi?
Ce ne sarebbero, ma sono tutti impraticabili per via dell'Europa e della moneta unica. Laddove fosse possibile, questa sarebbe la tabella di marcia:
- Quantitative easing, vale a dire "stampare moneta"
- Rimozione pareggio di bilancio
- Taglio tassazione sul lavoro
- Rilancio consumi
- Crescita Pil
- Inflazione
- Crescita Pil + inflazione = diminuzione debito pubblico
Inutile continuare a nasconderselo. I vincoli che impone questa Europa, unitamente alla moneta unica, non ci consentiranno mai di rimettere in piedi il nostro sistema produttivo. Un sistema che, al netto dei problemi e delle criticità storiche che accompagnano da sempre l'Italia, in passato ha saputo essere una "vincente anomalia" mondiale.
È bene ricordare che l'Italia dal 1945 al 1980 è stata la Nazione con il tasso di crescita Pil più alto al mondo.
Per restare in Europa, nel quarantennio che va dal 1950 al 1991, la media del tasso di crescita del Pil era stata del
- 3,86% in Francia
- 4,05 in Germania
- 4,36 in Italia
Questi sono i dati che vanno dal 1999 al 2011. Nei tredici anni dell’euro, la crescita media è diminuita per la Francia all’1,61%, per la Germania all’1,32, per l’Italia allo 0,68. Un crollo verticale.
Dal 1999 al 2011 è avvenuto il nostro crollo verticale. Da Nazione leader europea e mondiale, siamo passati ad essere gli ultimi, con un misero 0,68% di crescita. Ora siamo addirittura in terreno negativo.
Adesso non so, voi che leggete, cosa ne pensiate dell'Ue e dell'€uro. Io ammetto pure di essere un euroscettico della prima ora, ma ci tengo a precisare:
Non sono io ad essere contro l'Euro: sono i numeri a dire che è l'Euro ad essere contro di noi.
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