Altro
giro, altra corsa.
Se
pensavate che la limitazione dell'uso del contante fosse già troppo stringente
nella soglia dei 1.000€, preparatevi ad una nuova stretta.
Con
la scusa della lotta all'evasione fiscale, come se la discesa della soglia di
pagamento in contanti dai 12.500€ del 2006 ai 1.000€ di oggi avesse
risolto qualcosa..., si perpreta l'ennesimo attacco alla libertà dei cittadino
.
E,
manco a dirlo, si fa l'ennesimo favore al settore bancario.
Paolo Cardenà nel suo esemplare post, ci
spiega meglio le ragioni di questo nuovo attacco.
Secondo
quanto riportato dalla Reuters, il Ministro Saccomanni avrebbe
espresso la volontà da parte dell'esecutivo di ridurre ulteriormente i limiti
di utilizzo del contante.
Nell'agenzia
si legge:
Il
governo intende ridurre la soglia massima di pagamento in contanti, attualmente
posta a 1.000 euro."Questo è un punto su cui l'Italia resta indietro ed è
un punto su cui vogliamo intervenire", ha detto il ministro dell'Economia,
Fabrizio Saccomanni, durante un'audizione in Parlamento sulla legge di
Stabilità.
Di
seguito vi propongo alcune riflessioni...,
in parte già ospitate su numerosi articoli presenti sul blog.
Nella
vita comune, l'utilizzo del denaro contante è una delle cose più normali
che esista. La
possibilità di utilizzare denaro contante per compensare transazioni commerciali,
costituisce elemento di libertà di ogni essere umano, oltre che motore di
sviluppo alla crescita economica e al benessere collettivo.
Quotidianamente,
avvengono milioni e milioni di transazioni che hanno come contropartita
l'utilizzo del denaro contate, senza il quale, con ogni probabilità,
parte di queste non avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera sensibilmente
ridotta
L'utilizzo
del denaro contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e non è costoso.
Questo,
unito alla possibilità di utilizzare anche altre forme di pagamento che il
progresso tecnologico ha reso disponibile, contribuisce ad elevare il grado di
efficienza della società e delle pratiche commerciali le quali, a seconda dei
casi, richiedono strumenti di pagamento più o meno consoni a talune tipologie
di spese
Ridurre
o eliminare del tutto l'utilizzo del denaro contante nelle pratiche
commerciali, implicherebbe che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrà
riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza contante di cui
si dispone, dovrà essere depositata in banca, e da lì spesa attraverso la
moneta elettronica.
Di
colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato oltre che di
questa forma di libertà (cioè quella di utilizzare il contante), anche
dell'unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema
bancario. Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro
costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli.
A
quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo
astratto e intangibile, ne deriva che se non esiste moneta contante da
scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa
chiedere la restituzione di ciò che non esiste. E' evidente, e le banche
festeggiano.Nel corso dei secoli, la necessità degli stati e quindi della
politica, di contare sempre più sull'appoggio del sistema bancario per il
finanziamento degli abusi di spesa della macchina statale e dei
privilegi di politici (spesso corrotti ed incapaci), ha favorito
l'instaurarsi di una connivenza simbiotica tra la politica e il sistema
bancario. Ciò per reciproca convenienza: quella della politica di
poter contare sui favori dei banchieri; e quella di quest'ultimi, di poter
godere di un quadro normativo di favore per incrementare i propri
affari e, in caso di dissesti, contare sull'interventismo statale.
Il
denaro, per il sistema bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari: in
buona sostanza è la merce da vendere. Avere il controllo e la gestione di tutto il
denaro, per la banca, è un moltiplicatore del proprio business e quindi di
redditività.
In un
sistema basato sulla riserva frazionaria quale è il nostro, accade che i
1000,00 euro che vengono depositati in banca, possono diventare
(per il sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E ciò è
possibile per l'effetto moltiplicativo dei depositi. Siccome sulle somme
depositate la banca è tenuta ad accantonare solo l'1% del deposito (nel nostro
caso 10 euro, l'1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e
richieste di rimborso delle sostanze depositate, ne consegue che le altre 990
possono essere immesse nuovamente nel sistema, mediate la concessione di
prestiti. A questo punto i 990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente
depositati sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad accantonare
un'altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase) della somma depositata,
avrà nuovamente a disposizione 980.10 da poter concedere di
nuovo in prestito, e così via fino a che non si sarà esaurito l'effetto
moltiplicatore sul deposito iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta
moneta virtuale per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito reale
iniziale. In sostanza, per ogni mille euro di deposito, la banca potrà
moltiplicare fino a 100.000 euro la materia oggetto dei propri affari: il
denaro.
Sulla
massa di prestiti concessi, in questo caso 99.000 euro, la banca trae un
enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha usufruito del
prestito dovrà rimborsare a determinate scadenze, unitamente al capitale
preso in prestito. Alla
luce del ragionamento appena esposto, risulta del tutto agevole comprendere
l'interesse da parte del sistema bancario affinché si giunga alla completa
eliminazione della denaro contante. Tanto meno sarà il contante in
circolazione, tanto più elevata sarà la possibilità riservata alle banche di
incrementare il proprio giro d'affari e aumentare a la redditività prodotta,
che si traduce in bonus milionari pagati ai super manager.
Il
sistema bancario così deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza
del paese.
Deterrebbe in custodia i vostri investimenti in titoli, azioni, obbligazioni, i
preziosi custoditi in cassette di sicurezza, e ora anche il denaro che,
obbligatoriamente, deve essere depositato sul conto corrente.
Siccome
le pretese impositive dello Stato si fondano su imponibili di cui lo
Stato stesso ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la collocazione, se ne
deriva che lo Stato non potrebbe tassare ciò che non conosce, come ad esempio
il denaro contante che voi custodite a casa. Almeno fino a questo momento.
Il
pericolo è proprio quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di
legge, a privarsi dell'utilizzo del contante, per rendere la macchina
coercitiva del fisco ancora più efficiente, funzionale, perfetta e micidiale.
Tra
qualche giorno, le banche italiane dovranno trasmettere all'anagrafe
tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti. Lo stato,
con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza:
sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza
incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre a far
aumentare la base imponibile da colpire con un'eventuale imposizione
patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa
tributaria.
Quindi,
in questo caso, avrebbe a sua completa disposizione ogni forma di ricchezza, e
potrebbe tassare, confiscare ed espropriare, ogni importo a suo piacimento,
desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito
(le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del manipolo di gerarchi
da un eventuale bancarotta.
Anzi,
questo pericolo è quantomai reale e percepibile al punto che buona parte della
nomenclatura politica del paese non nasconde affatto il desiderio di applicare
un'imposta patrimoniale.
Volete
un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta
prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da fare è proprio quella di
aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e quindi
per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente
alle casse dello stato.E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice male, sul
conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente elevato
derivante dal mutuo che la vostra banca, magari, vi ha accreditato qualche
giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra attività.
Quindi un "extragettito" per lo Stato, una maggiore rapina per voi,
su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.
La
cosa vi sorprende? Nel 1992, con la patrimoniale di Amato, è accaduto proprio
questo. Aziende e famiglie di sono viste confiscare ricchezza su delle
somme derivanti da un finanziamento concesso dalla banca e temporaneamente depositato
sul conto corrente bancario. Vi sembra giusto?
Volete
un'altro esempio? Eccovi serviti. Parte della politica, ad esempio, come
dicevamo, non nasconde affatto l'idea che sarebbe favorevole ad un'imposta
patrimoniale sui grandi patrimoni. A parte il fatto che non si forniscono
chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovranno
considerare beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., il sospetto è
che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un'imposizione patrimoniale
sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di
patrimonio dal quale far scattare l'imposizione al fine di aumentare la base
imponibile.
Solo
per citare un esempio, qualora dovesse essere tassato il patrimonio
immobiliare, non è detto che il contribuente abbia disponibili gli importi per
adempiere all'obbligazione tributaria. Ecco quindi che il fisco potrebbe
aggredire il conto corrente dove si detengono, per obbligo normativo, anche le
risorse indispensabili per il sostentamento dei propri congiunti, lasciando a
pancia vuota tutta la famiglia.
Ma
la carrellata di casi e gli aspetti inquietanti di una simile coercizione della
libertà individuale è ancora lunga, fitta ,se non interminabile. Si potrebbe
andare avanti per ore, ma non cambierebbe affatto il risultato.
La
banca, concludendo, diverrebbe una gigantesca camera di compensazione,
ossia soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi) dello Stato
per espropriare ricchezza: ossia il presente e il futuro di liberi ed onesti
cittadini.
Il
perché è chiaro: per rendere solvibile il debitore non c'è via più semplice che
quella di compensare debiti del debitore con i crediti del creditore. E
il gioco è fatto
sei un genio
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