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venerdì 4 maggio 2012

Euro vs Lira. E se ci fosse una terza via?



L'ottimo Paolo Rebuffo alias Funny King, l'animatore e deus ex machina del sito "Rischio Calcolato", ha chiesto ai suoi lettori come voterebbero in un ipotetico referendum sull'uscita dall'€uro.

Provocatoriamente lui sostiene che voterebbe per il Si, e ritiene di essere pronto a sostenerne le conseguenze, che evidentemente non sarebbero uno scherzo. 
Lo stesso non ritiene che sarebbero in grado di farlo la maggior parte dei cittadini che voterebbe per il ritorno alla moneta nazionale, e che probabilmente (in caso di vittoria dei Si) scoprirebbero che l'abbandono dell'Euro sarebbe una medicina che finisce col peggiorare la salute del malato.

Le ragioni di chi sente accaponarsi la pelle al solo pensiero di un abbandono dell'euro non sono campate in aria; la prospettiva di una mega-svalutazione che va dal 30% al 60% è da incubo puro. 

Se è vero che il nostro debito pubblico subirebbe una grandissima diminuzione di valore, il rovescio della medaglia sarebbe un aumento enorme delle materie prime importate, in primis l'energia. Ed è piuttosto facile immaginarne le conseguenze.
Il guadagno di competitività nell'export sarebbe eroso sistematicamente dall'inflazione interna, ed in assenza di una capacità di adeguamento delle retribuzioni in funzione dell'aumento dei prezzi, avremmo lo stesso una asfissia dei consumi.

Su questo siamo tutti più o meno d'accordo. Questo però seguendo l'idea dell'abbandono tout court dell'Euro per il ritorno ad una nuova Lira.

Faccio una piccola premessa. 
Al di là del problema debito pubblico, che nel nostro caso è antico (ma non per questo è stato un freno alla crescita in altri periodi), la difficoltà più pressante è la mancanza di liquidità del sistema. Il credit crunch non è una prospettiva, ma una realtà concreta; e non recente. Aumentare l'offerta di denaro non è nelle disponibilità dello Stato, per via della gestione centrale dell'Euro; e questo è un problema ineludibile se si vuole rimanere nella moneta unica.

E se invece scegliessimo una strada diversa, come quella prospettata da Zibordi, e optassimo per una temporanea doppia circolazione euro-nuova lira?

L'idea è intrigante e non priva di precedenti storici, che qualche risultato l'hanno dato (Greenback americani e Mefo Bond tedeschi).
Lo schema sarebbe questo:

- si introduce una nuova lira che è sostenuta dallo Stato, che la accetta per pagare le tasse e dichiara che comprerà e venderà alla parità, 1 euro per 1 nuova lira, 1 a 1, mantenendo la parità del cambio con l'euro. Lo Stato può farlo perchè i suoi assegni non tornano indietro e i suoi bonifici non vengono rifiutati dalla Banca d'Italia. Quindi se porti 100 euro ti da 100 lire e se porti 100 lire ti da 100 euro.

- questa nuova moneta addizionale però circola solo in Italia ovviamente: quando un italiano va all'estero cambia le sue lire in euro e paga in euro se è in vacanza fuori dai confini nazionali. Ma in Italia la usa perchè sa che lo Stato la accetta per pagare le tasse e gliela cambia alla pari con l'euro in ogni momento. Il trucco è che non devi farti ricattare dai "Mercati" finanziari internazionali, per cui la usi in Italia e usi l'euro all'estero!

L'idea dovrebbe funzionare, perchè basata sul meccanismo della moneta moderna fiat: lo Stato la crea dal nulla quando spende, ed esiste solo perchè lo Stato dichiara che l'accetta per pagare le tasse. 
Come chiarisce Zibordi, col tempo queste nuove lire, raggiunti gli obiettivi di risanamento e di crescita, verrebbero ritirate dalla circolazione e si ritornerebbe all'uso esclusivo della moneta europea.

Nel frattempo però sarebbe stato colmato il gap con le economie e le finanze pubbliche dei Paesi del Nord Europa. Se qualcuno pensa che a quest'ultimi l'espediente potrebbe non piacere, io rispondo: "Allora vuol dire che preferiscono tenere al cappio le economie mediterranee, e quindi non è un affare a prescindere rimanere vincolati all'Euro".

Non sono un esperto monetarista, quindi potrebbero esserci falle in un sistema come quello prospettato. Però di una cosa sono certo: insistere sulla strada in cui siamo incamminati ci può portare solo allo sfacelo economico-sociale.
In questo momento siamo intrappolati nelle sabbie mobili, e più ci muoviamo con l'austerità e la tassazione in vista della chimera di un risanamento intra-euro, più affondiamo.

Mettere in dubbio l'ortodossia europeista è possibile e necessario; nonchè fattibile nel rispetto di un'idea di solidarietà, collaborazione e mercato comune europeo. Ma gli Stati devono essere preservati nella loro integrità e sovranità. 
L'Europa e l'euro si fanno per tutti; non solo per le necessità, l'espansione e lo spazio vitale della Germania.
O per i sogni di centralizzazione, tecno-dirigismo e controllo globale della Commissione Trilaterale...

Stay tuned



5 commenti:

  1. Avevo letto una proposta praticamente identica a Novembre sul sito di Warren Mosler(http://moslereconomics.com/). Purtroppo non riesco a trovare il link preciso all'articolo

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  2. Io l'ho appresa da Giovanni Zibordi, ma se ti riesce di passarmi il link a cui ti riferisci te ne sarei grato.

    Saluti

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  3. Credo che l'articolo abbia centrato un problema fondamentale.
    per uscire dall'Euro, cosa piu che auspicabile, bisognerebbe prima rendersi indipendenti e nn solo dal punto di vista energetico.
    La riforma monetaria deve essere accompagnata anche da una riforma dell'apparato industriale e del settore agricolo, altrimenti il paese sarebbe facilmente ricattabile.

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  4. Grazie per il contributo Cogitoergo.

    In tempi come questi, in cui la parola sovranità è assimilata ad una bestemmia sull'altare, il tuo discorso è blasfemìa.
    Quando arriverà il tracollo(che ovviamente non ci auguriamo) allora capiremo a pieno il significato della globalizzazione e della finanziarizzazione dell'economia.

    Saluti

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