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mercoledì 25 luglio 2012

Crisi? Aveva ragione mio nonno...


Rieccomi, I'm back. 
Che fine avevo fatto? Nessuna in particolare. Ho continuato a fare la solita vita, tranne che aggiornare il blog.  Perchè? Non lo so con precisione, mi è mancata la voglia; e, anche se adesso sto scrivendo, per la verità non è che mi sia particolarmente ritornata.

In questo mese non è che siano mancate le cose di cui parlare. L'economia continua ad affondare, lo Spread vola in alto come uno Shuttle e, per non farci mancare proprio niente, abbiamo aderito festanti al Fiscal Compact. Di quest'ultimo per la verità non è che si sia parlato un granchè. Ho fatto la prova con qualche amico, conoscente ed in famiglia: praticamente nessuno ha capito di cosa si tratti. E forse è meglio così...

O forse è proprio questo il problema.

Mediamente la gente non sa quello che sta succedendo in Europa; così come non capisce realmente la portata delle decisioni prese dalla Ue.
Sì, è vero: l'informazione mainstream è come al solito per niente esaustiva. Anzi, ci si mette di impegno a non farci capire una fava...Ma non è neanche questo il vero problema.

Parliamo di crisi ormai da parecchio tempo, da qualche anno almeno. Ma, ad essere onesti, è solo da poco che se ne iniziano a vedere concretamente di effetti nella vita quotidiana. 
Parecchie aziende licenziano o chiudono; la disoccupazione aumenta a vista d'occhio (altro che le statistiche); case ed appartamenti nuovi restano senza acquirenti, e gli eroi che vorrebbero cimentarsi nell'acquisto non trovano le banche che concedono il mutuo.
I consumi calano; i discount vanno alla grande; i ristoranti fanno pochi affari. 

Il circuito dei pagamenti sta andando in tilt.
Lo Stato e gli enti pubblici pagano a babbo morto; la grande distribuzione lo fa quando "sta comoda" (leggi: dai 6 mesi in su); le banche iniziano non concedere fidi e sconti su fattura...
Risultato: le aziende non ce la fanno e muoiono, in compagnia dei rispettivi posti di lavoro.
I gioielli dell'industria, della moda e dell'agroalimentare del Belpaese stanno ammainando il tricolore e passando di mano a gruppi stranieri.

Insomma, niente di nuovo rispetto a quanto avevamo detto e predetto da almeno due anni a questa parte: basta spulciare il blog a ritroso. Ma non si tratta del frutto di poteri divinatori, tutt'altro: bastava seguire sulla rete le analisi di economisti, giornalisti e bloggers indipendenti. Tutta gente che in televisione e sui giornali non trova spazio o cittadinanza.

Ma, come dicevo più sopra, non è neanche questo il problema.
Il vero dramma è che, nonostante ormai stiamo entrando nel vortice della tempesta, la stragrande maggioranza delle persone sembra far finta di niente. 
E' una cosa strana, molto strana. Sarò forse io a non vedere bene...ma in giro percepisco un'apatia, una rassegnazione che a volte fa rima con strafottenza. L'unica cosa che si percepisce è uno stanco sentimento di antipatia per la classe politica. Ma è più un clichè; perchè poi si è sempre pronti a riverire la "Casta", di cui si dice peste e corna al bar, ma poi ci si mette in fila laddove la stessa può essere utile...

A parlare di €uro, di problematiche monetarie, delle conseguenze dei Trattati europei, della globalizzazione, della de-industrializzazione, della finanziarizzazione dell'economia, della distruzione dell'agricoltura nazionale, della perdita della sovranità...si annoiano le platee, gli amici e le fidanzate. A volte perfino sè stessi!

Allora che senso ha sbattersi per cercare di farsi ascoltare da chi non vuole ascoltare?
Accorgersi di essere visti come presuntuosi saccenti,  noiosi rompicoglioni, o pazzi visionari para-complottisti non è il massimo della vita...
Così come non è una gran consolazione il sapersi apprezzati da pochi amici e lettori (che comunque ringrazio sempre di buon cuore). Perchè quelli lì già le sanno le cose di cui parlo e, per la proprietà transitiva, sono saccenti, rompicoglioni e visionari come me...

Mio nonno, come tutti i nonni, aveva una saggezza molto spiccia. Dall'alto (si fa per dire) della sua licenza elementare, aveva colto vent'anni prima i segni della decadenza del nostro sistema politico-economico sociale. E quando sentiva discussioni sui problemi economici e politici chiudeva sempre con questa frase: "Nun ce sta nient 'a fà, ce vole sulamente 'na guerra o 'na carestia".

All'epoca, poco più che bambino, non capivo il senso reale di quella frase. 
Il nonno aveva ben presente l'indolenza della gente; ed avendola vissuta, sapeva che solo dalla disperazione gli italiani sapevano trarre la forza e la volontà per risollevarsi.

Spero di sbagliarmi, e che soprattutto si sbagliasse mio nonno. Ma ad oggi ha ragione lui, pace all'anima sua...

Stay tuned

10 commenti:

  1. Condivido pienamente le tue considerazione. Grazie

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  2. Ciao Antonino.
    Quindi per la proprietà transitiva di cui parlavo...anche tu sei un saccente e noioso rompicoglioni ;))

    Grazie,
    a presto.

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  3. Ciao Peppone. Anche io latito sul mio blog ultimamente (infatti ho cambiato immagine, così se uno arriva vede tutti i post in una immagine manifesto, e anche io ho ripetuto invano un sacco di cose, ma le tornerò a ripetere), e cerco solo di dare informazioni ambientali che facciano capire come l'interdipendenza tra economia/finanza e risorse naturali è ASSOLUTAMENTE DA TENERE SOTTO CONTROLLO.
    Tuttavia se annoi tu, che cerchi di spiegare i casini dell'economia/finanza, figurati se poi io ci vado ad aggiungere,l'Ambiente (si, dove stiamo vivendo, respirando, mangiando e bevendo).
    L'Ambiente è dato per scontato, mentre io so che gli effetti delle nostre azioni sull'Ambiente si stanno ritorcendo contro di noi.
    La carestia di tuo nonno è la RISPOSTA GIUSTA.
    Tuo nonno era un vero saggio, uno di quelli che il mio corregionale Pasolini (friulano) adorava perchè persone non LORDATE DAL CONSUMISMO che ha reso le persone sagge, persone stupide e incapaci di guardare oltre.
    Tutti fissati che ci salverà l'Ipod o IPAD, ma con quali materiali? Con quale energia?
    Sai come sono...mi conosci anche se solo per via informatica.
    La GUERRA direbbe tuo nonno, già la stiamo vivendo, anche come effetto psicologico, non vedi che le persone fanno finta di nulla?
    Ma tu non mollare, anche se hai meno voglia di scrivere, ogni tanto ti torna e riscrivi. Non possiamo smettere di cercare di fare aprire la testa fosse solo a una persona.

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  4. Ciao Dany,
    grazie per il bellissimo commento. Come al solito dimostri una grandissima sensibilità.
    Quindi non sono il solo ad essersi leggermente eclissato...
    Ad ogni modo raccolgo la tua esortazione. E speriamo bene...

    Un abbraccio

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  5. Avevo risposto anch'io, ma il mio commento, per quanto banale, non risulta... più che una guerra, ci vuole na' carestia, ma per i dirigenti incapaci, gli imprenditori ingordi, i politici parassiti, dal momento che gli altri già la stanno vivendo. Comunque mi convinco sempre di più che l'unica strada non è la crescita, che ci spinge a comprare senza tregua, ma la decrescita, intesa come ritorno a stili di vita più sobri, veri ed autentici, anche se ha il sapore dell'utopia...i banchieri hanno bisogno che noi spendiamo: e se, invece, incominciassimo seriamente a limitare consumi e sprechi? L'economia non girerebbe, ma, alla fine, chi beneficia della ricchezza?

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    1. Ciao Teresa.
      Mi dispiace per il tuo commento perso, ma a volte la piattaforma Blogger fa di questi scherzi.

      Quella della decrescita è un'idea interessante, anche se non la condivido del tutto. Io la accompagnerei con una fortissima incentivazione alla produzione interna, seguita ovviamente da una reintroduzione di barriera doganali in ingresso. Sembra follia da sogni autarchici, lo so. Ma abbiamo visto troppo bene a cosa porta la logica del "global".
      Abbiamo bisogno di ridimensionare, di rimpicciolire il nostro mondo in campo economico. Abbiamo bisogno di una visione "G-local".

      Ovviamente questo presuppone fare ciao-ciao ai Trattati europei, alla moneta unica, agli accordi del Wto e così via...

      Sembra impossibile, ma potrebbe essere un approdo naturale di questa crisi, che quando avrà finito di dispiegare i suoi effetti non ci lascerà molta scelta.

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  6. Condivido l'idea di tuo nonno e anch'io spesso sono colta da questo senso di fastidio verso me stessa: ormai, anche in vacanza, tra amici e parenti, mi diventa fin troppo immediato lasciarmi andare a commenti che alludano alla perdita della sovranità, alla necessità di un ritorno alla lira, all'inedia degli italiani, e subito vedo intorno a me occhi alzati al cielo, quando non sono addirittura redarguita con " e che palle, ecco che ricomincia"...a nessuno interessa documentarsi, qualcuno mi chiede di astenermi dall'inviare link. Finanche mia sorella mi da della complottista. A volte mi detesto, devo proprio sembrare una saccente rompipalle, se non proprio una menagramo...sono d'accordo con tuo nonno: bisogna cadere davvero in basso se si vuole sperare di risalire

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    1. Ciao Maura, benvenuta.
      Quanto ti capisco! A me capita spesso la stessa cosa, ed alla lunga inizi a pensare "meglio lasciar perdere, chi me lo fa fare?". Lo stesso vale per il blog.
      Alla fine però non mi arrendo...La cosa importante è aver sempre ben presente che non ci si possono aspettare i miracoli; che la vita va vissuta al meglio in ogni caso, e per quanto ci è dato di fare.

      Continuiamo a fare "testimonianza" per quei pochi disposti ad ascoltare, hai visto mai che possa servire a qualcosa(!?); per gli altri...beh, se le cose vanno come sono indirizzate, prima o poi verranno loro a chiedere disperati: "perchè è successo?" Non sarà una gran consolazione, ma almeno non potranno dire che eri una saccente rompicoglioni.

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  7. Ciao Peppe,
    anch'io non posso che essere d'accordo con te, con tuo nonno, con la mitica Daniela, e con tutti gli altri commentatori.
    Ma essere in grado di percepire in anticipo la catastrofe imminente non è poi una gran consolazione. Chiedere a madame Cassandra, per referenze.

    Se ci piantiamo in testa che il futuro è già scritto, e che non c'è modo di evitare l'inevitabile, ci condanniamo a un'esistenza assai grama. Da una parte i fessi, i miopi, gli egoisti; dall'altra i depressi e i frustrati.
    Aiuto! Dove fuggire?? Proprio adesso che hanno sospeso anche i viaggi dello shuttle!


    Io credo che la gente in gamba, come quella che frequenta queste pagine, dovrebbe fare propria la filosofia di Federico Rampini, Carlo De Benedetti e Francesco Daveri in "Centomila punture di spillo". Come dice lo stesso titolo, nel libro si sostiene che sia inutile stare lì a sperare che il governo, i politici, l'Europa, l'ONU, il G8 o qualsiasi altro Settimo Cavalleggeri possa arrivare e ohp, con un colpo di bacchetta magica cambiare le teste e i comportamenti di tutta l'umanità.

    No, la missione è un'altra: conquistare alle nostre idee il prossimo, una testa alla volta.
    Ammazzare il mostro non con un improbabile bazooka ma, appunto, con centomila punture di spillo. Perché quelle le possiamo dare noi. Singolarmente.


    Punzecchiare. Martellare. Sgocciolare.
    Con passione, con competenza, con fascino, con irruenza, con rabbia, con ironia: ognuno con le armi che sa usare meglio.

    Convertiamoli tutti, uno alla volta, una tacca sul calcio del fucile dopo l'altra.

    Questa non è una guerra, signori. E' una guerriglia.
    Strada per strada, casa per casa, porta a porta (ops, questa non la dovevo dire).
    Diamoci dentro. Lasciamo il senso di sconfitta fuori dalla porta.


    Ovviamente, nel sacchetto del colore giusto, in modo da permettere una corretta raccolta differenziata...

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  8. Un abbraccio al mio amico Niarb. Peppone, hai acquistato proseliti FINALMENTE!

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